martedì 5 aprile 2016

PALAZZO RANGONI, SEGRETA PERLA DI PARMA



di FRANCESCO GALLINA






Parma è una città ricchissima di tesori artistici, alcuni dei quali conosciuti più dai turisti che dai parmigiani che vi vivono, o perché tenuti inspiegabilmente chiusi al pubblico o perché mal pubblicizzati o, cosa ancor più grave, offerti gratuitamente al pubblico quando il Comune potrebbe "sfruttarli" economicamente. 




Oggi, #busillisblog vi accompagna alla scoperta di uno dei palazzi più belli (e "segreti") di Parma, in Strada della Repubblica 39/A. Aperto eccezionalmente pochi giorni l'anno, Palazzo Rangoni è oggi sede della Prefettura e nelle sue stanze lussureggianti ha ospitato i Presidenti della Repubblica soggiornati nel passato a Parma. La facciata, compresa nei cinquecenteschi cornicioni in terracotta, presenta finestre con decorazioni di Ferdinando Bibiena e ostenta uno degli ingressi monumentali più solenni della città emiliana, con due pseudo telamoni marmorei che sorreggono il balcone balaustrato poggiante su mensole. Ercole dotato di clava è un omaggio ai Farnese, di cui l'aristocratica famiglia Rangoni era vicina, mentre Perseo è un omaggio agli stessi Rangoni. 





All'ingresso, invece, accolgono statue in stucco, una raffigurante a sinistra il Dispregio del Mondo e una, sulla destra, la Sapienza. Si sale al piano nobile attraverso uno sfarzoso Scalone di Rappresentanza, aperto da Era, Atena e Afrodite, rispettivamente simboli dell'amore coniugale, artistico e celeste. Il primo tratto dello Scalone avvicenda vasi in bassorilievo colmi di frutta e busti di Imperatori romani in stucco dipinto di marrone scuro, per imitare il marmo, evidente riferimento alle origini imperiali dei Farnese. Entro una nicchia del pianerottolo intermedio c'è Cerere, mentre il pianerottolo superiore presenta tre allegorie delle Virtù e e in più la Benevolenza e la Bontà.





Mi accoglie il vasto Salone di Ricevimento, illuminato da lampadari in cristallo di notevoli dimensione e fattura, così come il soffitto di legno finemente intarsiato, i raffinati prodotti di ebanisteria (tavoli e tavolini), candelabri e specchi con cornici dorate, nonché le molteplici decorazioni con stemmi delle città di Parma e Piacenza, Rangoni, Farnese e Savoia. Il fregio testimonia che il Palazzo è stato dal 1940 al 1945 la Sede del Partito Nazionale Fascista. Del Moschino è il busto di Alessandro Farnese, terzo duca di Parma, abile politico e valoroso condottiero a Lepanto e nelle Fiandre, il quale cedette il regno di Parma al figlio Ranuccio, dato il diniego imposto da Filippo II nel rientrare in possesso dei suo domini. Interessanti anche i ritratti di Maria Luisa moglie di Francesco II d'Austria (forse opera del Mulinaretto), e di Maria Luisa di Berry e del figlioletto Roberto di Borbone.

Di grande impatto, infine, l'acquerello del parmigiano Paolo Toschi che rappresenta Maria Luigia d'Austria in trono nella Galleria Nazionale, e i suggestivi oli su tela di fine Ottocento ad opera del Carmignani, Tramonto dopo la pioggia e Un colpo di vento.

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