Prendiamo atto che il laghetto del Parco Ducale di Parma fa sempre più schifo e gli stupri di anatre (sì, amici miei, avete letto bene) lo rendono quasi un luogo maledetto, frequentato da maniaci sessuali dalle originali pulsioni erotiche. Prendiamo atto che anche il Parco Ducale di Parma fa schifo, con le sue slanciate piante sclerotiche, piene di galle e bucate, come bucate e rovinate sono le osteoporotiche panche. E mettiamo pure che fanno schifo la Pilotta per l'invadente puzzo di piscio tropicale e le strade, di centro e periferia, zeppe di rudo. L'incuria, a Parma, regna sovrana, più pervasiva di qualsiasi Maria Luigia.
Non mi occupo di politicaglia: per me destra, centro, sinistra non esistono. Esistono persone che lavorano bene, persone che lavorano male e persone - la merdre de la merdre - che non sanno dove mettere le mani, ma hanno solo una lingua che taglia il ferro. Negli ultimi dieci anni, Parma ha sempre più preso le sembianze di una vecchia decrepita. Le cause del suo declino hanno fatto il giro d'Italia e sono sotto gli occhi di tutti.
Bene: ieri 30 luglio 2015 un gruppo di animalisti ha protestato per le condizioni del laghetto del Parco Ducale e dei suoi miseri animali, lanciando acqua (sporca, chiaramente) del laghetto contro un quadro esposto sulle pareti del municipio. La protesta di per sé è giusta, e neanche tanto per gli animali in sé: il Parco Ducale non è il parchetto giochi - a cui si deve comunque rispetto civico - ma un parco storico. Un parco storico manomesso e interpolato nella sua forma originaria e poi rovinato e lasciato al suo destino, ma pur sempre un parco storico, anche se di notte, girarci dentro dà le stesse sensazione di un film horror: le luci sono poche e del tutto assenti le telecamere, che sarebbero utili se non altro per beccare eventuali stupratori, quelli veri che, più che strappare gli occhi ad un oca, potrebbero strapparli ad un bambino senza essere visti.
Per non parlare degli scandalosi imbrattamenti su quei gioiellini che sono Palazzetto Eucherio Sanvitale e il grazioso Tempietto d'Arcadia. C'è chi, in questi giorni, si ingegna per migliorare le cose con sano spirito civico, e artistico: si tratta dei Silentia Lunae e ne parleremo nelle prossime puntate.
Intanto, i delinquenti girano indisturbati. Eppure le Forze dell'Ordine giacciono proprio all'interno del Parco Ducale.
Dove sbagliano gli animalisti (oltre a ritenere che gli animali sono come gli uomini)? Nel trasformare una forma di protesta sensata in atto di vandalismo, scagliando l'acqua addosso a chi non c'entra: un quadro. Dallo stupro di anatre allo stupro dell'arte, segno di profonda, profondissima ignoranza e demenza e, forse, inconsciamente, indice di quale interesse una buona parte di Parma abbia nei confronti delle sue ricchezze. Ricchezze che a noi non danno all'occhio, ma ai turisti sì.
Ma ecco, cosa prodigiosa, sui quotidiani locali compaiono le foto del quadro, di cui saranno due gatti a conoscere soggetto, titolo e autore. Il che è curioso, perché Parma, oltre a essere fatta di rudo, è strabordante di opere d'arte che il mondo ci invidia - non è un cliché - e che neanche i parmigiani sanno della loro esistenza. Come dire, solo se sporcate o distrutte, le opere d'arte ottengono il giusto rilievo. Quando l'animalismo si fa vandalismo, allora diventa fanatismo, come tutti gli -ismi che l'uomo ha inventato per rovinarsi. Ma, capiamoli!, solo grazie a questi gesti, gli animalisti raggiungono lo stato che affermano: gli uomini sono come animali e viceversa, anzi, gli animali sono meglio degli uomini. Infatti, se un cane volesse, su un quadro, ci piscerebbe senza tanti problemi. Dove sta la differenza?
Ora, le cose da fare, sono due: punire l'atto vandalico (ma ormai chi punisce più chi?) e riportare il Parco Ducale e la sua peschiera - perché questa sarebbe la vera identità del volgarmente detto laghetto - al suo antico splendore, anche a costo di riempirlo di telecamere.
Quindi? Quindi non fidatevi di Wikipedia: ad ora, il Parco Ducale è tutto fuorché un luogo romantico. E Parma sarebbe artisticamente una delizia, se solo fosse esaltata a dovere e credesse più in quello che fa. Ma, appunto, sarebbe.
FRANCESCO GALLINA