Quando si pensa all'agiografia - se si sa cos'è l'agiografia - vengono in mente cose come i martirologi tardo-antichi, le passiones, i flores sanctorum, le legendae o magari gli Acta Sanctorum dei padri Bollandisti. Insomma, cose noiose e pesanti per tutti (eccetto che per i pochi sfigati di Lettere, come me). Se poi si applica la narrazione delle vite dei santi al contesto teatrale, ci passano per la testa le sacre rappresentazioni medievali e allora viene voglia di prendere un'altra strada, a meno che...
A meno che non si progetti un spettacolo eclettico, in equilibro fra gioco e teatro, come L'asta del santo de Gli Omini, giovane compagnia pistoiese ospitata lunedì 27 luglio 2015 all'interno della rassegna estiva Insolito Festival del Teatro delle Briciole. Luca Zacchini interpreta il battitore, un sacerdote borderline che, con l'aiuto del suo chierichetto ragazzo-pesce Francesco Rotelli, mette all'asta una selezione di 52 santi fra martiri, sante donne, santi di strada e santi d'acqua. I santi sono raffigurati su cartoni rettangolari - progressivamente appesi a fili - e le relative carte
sono diabolicamente contese dal pubblico a suon di lanci e rilanci, tramite i finti gettoni in lire offerti dalla compagnia nel pre-spettacolo. Alcune vengono persino vendute in euro, quelli veri, s'intende: c'è chi arriva a sborsare decine di euro per poche carte. Vere chicche dello spettacolo ed evidenti parodie dei Tarocchi, le sfiziose carte, prestate o vendute, sono una scanzonata presa in giro del santo e del suo peculiare martirio, ingigantito nei suoi aspetti più crudi, sadici, erotici, a tal punto da risultare sempre grottescamente esilarante. Io, ad esempio, ho puntato su San Martino, il protettore dei... no, non ve lo dico.
L'asta è una mordace messa pagana gradevolmente blasfema ma mai volgare, fatta di storie di morti, ma anche di comprensibili tempi morti, quelli delle offerte e delle controfferte, alternati da colpi di genio come la "camminata sulle acque" in bottiglia Sant'Anna, San Benedetto, San Pellegrino e San Gemini. E sono proprio queste a costituire il ricco bottino che spetta a tre soli fortunati (o puri di cuore?). Il mescolamento finale di un mazzo di carte da parte di una vergine - una bambina pescata fra il pubblico - decreta infine i vincitori, forse sorretti dal santo che si sono accaparrati o forse, semplicemente, dal fatale "santo culo".
C'è da divertirsi, fra vassoi d'argento che diventano aureole e strambe divisioni dei pesci. Insomma, uno spettacolo adatto a tutti, persino agli atei più ostinati.
FRANCESCO GALLINA
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