sabato 15 ottobre 2016

UN POETA A CASO, MA NON TROPPO: SERGIO CORAZZINI




di FRANCESCO GALLINA


Giovane e solitario Cristo in croce, il tisico Sergio Corazzini scopre nella scrittura del verso  un'arma a cui aggrapparsi, con martoriata autocommiserazione e una punta di ironia. Corazzini, minato dalla malattia, trasfigura la realtà in negativo, valutando i vuoti, pesando le assenze. La luce, ad esempio, manca. Nel sanatorio in cui si trova, manca la luce del sole, il sole-Cristo, ma anche il sole-Bene platonico. Il sole nell'orto viene poche volte, il calore che apporta è manna destinata a ricomparire in un futuro imprecisato. E questo fa soffrire, come Estragone e Vladimiro mentre aspettano il Godot che non arriverà. Sanno che non arriva, eppure lo aspettano. Il sole di Corazzini è stella dei convalescenti, aspirina delle anime afflitte, palliativo per l'anima. 
Per la consueta rubrica del sabato, #busillisblog propone Sonata in bianco minore, poesia dalla struttura teatrale e dal ritmo della filastrocca, tratta da Piccolo libro inutile (1906). Si percepisce l'atmosfera della Digitale purpurea pascoliana, ma qui il simbolo non è dato dal colore rosso, ma dall'assenza di colore. La accompagniamo con un inchiostro su carta di Pollock del 1950.



SONATA IN BIANCO MINORE

da PICCOLO LIBRO INUTILE di SERGIO CORAZZINI










I

— Sorelle, venite a vedere!
— C’è il sole nell’orto, c’è il sole!
— È un povero sole che ha freddo, non senti?
— Sole di convalescenti.
— Suor Anna sorride così.
— Che ci voglia raccontare
una fiaba d’oltre mare!
— È venuto a trovare
noi, povere sperdute,
e, forse un malato lo aspetta
invano al limitare
della sua casa per la sua salute.
— È più bianco della mia cornetta...
— Sorelle, scendiamo nell’orto
prima che se ne vada.

II

— Sorelle, pregatelo a mani
giunte ché torni domani!
— Che torni, per poco, che torni,
però, tutti i giorni!
— Perché non dovrebbe venire?
Noi stiamo per morire.
— Comunichiamocene, sorelle,
prima che vengano le stelle.
— Noi non abbiamo che Gesù,
Maria e niente più.
— Un po’ d’acqua nella scodella
e un po’ di sole nella cella.
— Io mi farò una ghirlandetta
per i miei poveri capelli.
— Io, sorella benedetta,
avrò il miglio per gli uccelli.

III

— Oh, Sorelle, e, se non torna,
che faremo?
— Se non torna, aspetteremo.
— Come è gelido il convento.
— È più gelido il mio cuore.
— Oh, Sorelle, invece, io sento
tutto il sole nel mio cuore.
— Stelle in cielo e vele in mare,
tante vele e tante stelle...
— Accendiamo le candele sull’altare.
— Ricordiamoci, sorelle,
che siamo mortali.
— Regina sine labe originali...
— Che faremo, se non torna?
— Se non torna più, morremo.

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