sabato 30 luglio 2016

UN POETA A CASO, MA NON TROPPO: GIUSEPPE UNGARETTI




di FRANCESCO GALLINA



C'è, per dirla con Boris Pasternak, una "mutezza completa" contro la quale Ungaretti ha da sempre combattuto attraverso l'arte della poesia. Non la sola Grande Guerra cerca di annientare il frutto più rivoluzionario dell'essere umano - la parola -. Fra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale altri ordigni corrodono la vita del poeta alessandrino: prima la morte del fratello nel 1937 e poi quella dell'adorato figlio Antonietto, nel 1939. Quell'anno Ungaretti ritorna in Italia, dopo che il Brasile si schiera contro l'asse Mussolini-Hitler. 
Trascorsa la stagione di Sentimento del tempo (1933), germogliano dunque dalla sua penna altre liriche, che confluiranno nella raccolta Il dolore, pubblicata solo nel 1947. 
L'Amaro accordo, che oggi proponiamo, è dovuto all'accostamento che il poeta fa tra un "bimbo" che ammira le statue dei Dioscuri in piazza del Quirinale a Roma e il ricordo di Antonietto, immerso nel paesaggio esotico brasiliano, prima di essere strappato alla vita da un'appendicite mal curata. Solo la poesia può esorcizzare - almeno momentaneamente - la morte "incolore e senza sensi" e il tormento che essa provoca.
Per la consueta rubrica poetica del sabato di #busillisblog, accompagniamo la lirica con uno straordinario particolare della Strage degli Innocenti affrescata da Giotto nella Cappella degli Scrovegni. Un Giotto di un'attualità sconvolgente.


AMARO ACCORDO

da IL DOLORE di GIUSEPPE UNGARETTI



Kunsthistorisches Institut Florenz, Giotto di Bondone - sec. XIV - Strage degli innocenti - particolare
Foto tratta dal catalogo della Fondazione Zeri*



Oppure in un meriggio d'un ottobre
dagli armoniosi colli
in mezzo a dense discendenti nuvole
i cavalli dei Dioscuri,
alle cui zampe estatico
s'era fermato un bimbo,
sopra i flutti spiccavano

(Per un amaro accordo dei ricordi
verso ombre di banani
e di giganti erranti
tartarughe entro blocchi
d'enormi acque impassibili:
sotto altro ordine d'astri
tra insoliti gabbiani)

Volo sino alla piana dove il bimbo
frugando nella sabbia,
dalla luce dei fulmini infiammata
la trasparenza delle care dita
bagnate dalla pioggia contro vento,
ghermiva tutti e quattro gli elementi.

Ma la morte è incolore e senza sensi
e, ignara d'ogni legge, come sempre,
Già lo sfiorava
coi denti impudichi.






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