giovedì 1 dicembre 2016

ALLA RICERCA DI FOGLIE: L'ORTO BOTANICO DI PARMA


di FRANCESCO GALLINA





Ho un passato torbido. Pochi lo sanno, ma prima di appassionarmi alla letteratura, conducevo vita appartata alla ricerca di foglie. Agli inizi del nuovo millennio, avreste potuto vedere uno strano, piccolo figuro vagare per giardini con quadernetto in mano e penna. La fissa per la botanica mi condusse alla creazione di un erbario di quasi cinquecento foglie, tutte di specie differenti: dall'Aspidistra alla Ziziphus sativa, dal Kenaf al Karkadé, dal Tamarindo al Mirabolano, dall'Indaco selvatico alla Jojoba.
Luoghi prediletti di questo strambo tizio - io - erano gli orti botanici. Avevo - ed ho - una magnetica attrazione per gli orti botanici. Forse perché in origine avrei voluto diventare un botanico, poi le cose hanno preso una piega diversa. Di quei tempi è rimasto il sano spirito positivista del piccolo pazzo botanico alla ricerca della pianta rara. Animo che mi accomuna, scoprii più tardi, a Ranuccio I.




Dunque, uno dei miei rifugi prediletti era l'Orto Botanico della mia città, Parma, che proprio da Ranuccio I Farnese fu voluto come Orto dei Semplici. Era il 1630, e l'Orto non era dove noi lo vediamo, oggi, sotto la guida del Dipartimento di Bioscienze e della Soprintendenza (e sotto le amorose cure dagli Amici dell'Orto Botanico). Si trovava, invece, nei pressi dell'allora Facoltà di Medicina, per poi spostarsi nei pressi pressi della Chiesa di San Francesco (oggi di fronte alla Casa della Musica) e, infine, a partire dalla seconda metà del '700, nella sede attuale, all'angolo fra Strada Farini e Viale Martiri della Libertà. Ai tempi è Ferdinando I di Borbone ad amministrare Parma, uomo colto e determinato, che si circonda di intellettuali raffinati e competenti: uno è l'abilissimo ministro Guillaume Du Tillot, l'altro è l'architetto Ennemond Alexandre Petitot. E proprio Petitot a progettare la neoclassica serra dell'Orto, strutturato come un giardino all'italiana, con fontana centrale e vialetti perpendicolari di ghiaia che disegnano aiuole circondate da siepi di bosso. Sotto la guida del cattedratico Giambattista Guatteri l’Orto diventa centro di studi e si arricchisce di specie botaniche extraeuropee. Alla fondazione del nuovo Orto risale la piantumazione di un Ginko Biloba, tutt'ora esistente, che, per il suo notevole carico d'anni, è diventato il simbolo dell'Istituzione. 
In età napoleonica è Maria Luigia a prendere le redini dello Stato di Parma. Sono gli anni in cui si forma l'entomologo Camillo Rondani, che entrerà in contatto con il botanico e zoologo Giorgio Jan e il naturalista Pellegrino Strobel. All'austriaco Jan segue poi Giovanni Passerini, dal 1843 al 1893, periodo intenso e fruttuoso, in cui pubblica opere settoriali di grande spessore scientifico, per metodo e oggetto di studio, come Flora dei contorni di Parma, 'chicca' che reperite in versione digitalizzata (https://archive.org/details/floradeicontorn00passgoog). Una guida tascabile d'altri tempi all'insegna di fiori e piante. 




A proposito... quali meraviglie troviamo all'interno dell'Orto Botanico di Parma? Tante. La Ginko Biloba, dicevamo, che in autunno lascia cadere ai suoi piedi un tappeto di foglie dorate, ma anche altre piante orientali, come la Parrotia Persica, che si fa apprezzare per le sue gemme sanguigne e per le sue fioriture a capolino di un arancione acceso. Lungo il percorso ci imbatteremo in un cipresso calvo, ippocastani, pini, una sequoia gigante, un cerro, e - presso la serra - ninfee popolate da rospi, la Lemna minor o lenticchia d'acqua e gli stoloni  di Elodea (nota come "peste d'acqua") e, ancora, bonsai, piante grasse e piante insettivore, come la Venus acchiappamosche, la Drosera e la Heliamphora. E chiaramente la violetta di Maria Luigia, che solo un lungimirante imprenditore quale Borsari rese famosa in tutta Europa con il suo profumo (e che Verdi onorò chiamando la protagonista della Traviata... Violetta).



Ma non è ancora finita. Una volta entrati nell'Orto potrete visitare il Museo di Storia Naturale e, uscendo, sulla destra, l'antica Scuola di Botanica, che conserva numerosi erbari, fra i quali i più interessanti sono quello del botanico Giovanni Battista Casapini e della Contessa Albertina Sanvitale. Ma ve ne sono altri che in questi giorni, fino al 17 dicembre, potete visitare all'Orto Botanico in occasione della mostra Maria Luigia e le scienze nelle collezioni dell’Università (da venerdì a domenica dalle 15 alle 19, da lunedì a venerdì dalle 10 alle 13 solo su prenotazione per scuole e gruppi ).



Non vi resta che lasciarvi catturare dai profumi, dai colori - ora opachi ora intensi -, dagli scorci, dalle luci che colpiscono i legni e fanno brillare le cortecce, dalla rugiada, dalle chiocciole e dai tritoni. E forse, seduto a riflettere, potrete incontrare Petitot, o Passeri, intento a catalogare pollini, o quel piccolo ricercatore di foglie perso nel tempo.



Nessun commento:

Posta un commento