di FRANCESCO GALLINA
Su un asfalto arrossato dal sole al tramonto, giocano, i bambini giocano anche durante la guerra. Non hanno molto, se non i centesimi di rame del Reno d'Italia, che lanciano contro il muro facendole rimbalzare a terra. Scatenati, si lanciano parolacce e "dolcissime ingiurie", dando adito a tutta la loro impulsività infantile. C'è del tenero, nei versi di Leonardo Sinisgalli che proponiamo per la consueta rubrica del sabato di #busillisblog, tratti da Vidi le muse (1943). Eppure non possiamo non pensare al contesto in cui la raccolta poetica esce, nel vivo della Seconda Guerra Mondiale. Anche i bambini fanno la guerra, sono capaci di una seppur innocente violenza. Eppure violenza rimane. Basta poco per scatenare la guerra, basta poco per mettervi fine. E così è anche nel gioco delle monete rosse: quando l'energia fanciulla svanisce, ritorna la pace. Resta sulla scena un ultimo bambino: il vincitore.
Accompagniamo i versi di Sinisgalli con una foto quanto mai attuale: anche in mezzo alle macerie dei carri armati si può giocare. Giocare alla pace, in Siria, a Kobane.
[I FANCIULLI BATTONO LE MONETE ROSSE]
da VIDI LE MUSE di LEONARDO SINISGALLI
I fanciulli battono le monete rosse
contro i muri. (Cadono distanti
per terra con dolce rumore.) Gridano
a squarciagola in un fuoco di guerra.
Si scambiano motti superbi
e dolcissime ingiurie. La sera
incendia le fronti, infuria i capelli.
Sulle selci calda è come sangue:
il piazzale torna calmo.
Una moneta battuta si posa
vicino all’altra alla misura di un palmo.
Il fanciullo preme sulla terra
la sua mano vittoriosa.
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