di FRANCESCO GALLINA
Per la consueta rubrica poetica del sabato, #busillisblog vi propone una composizione di Antonio Porta - voce notevole dei Novissimi - che fa dell'oggetto un caposaldo della sua poetica, accostando in modo straniato oggetti urbani, minerali, animali e umani. Nessuna metafisica: solo materialità inerte zoomata grazie a un linguaggio vivace e violento, che destruttura il corpo, disgregandone la percezione. Una realtà così evidente che ci appare altra, aliena.
Accompagniamo il tutto con un calzante dipinto dell'espressionista austriaco Alfred Kubin.
LA PALPEBRA ROVESCIATA
di DI ANTONIO PORTA (1960)
1.
Il naso sfalda per divenire saliva il labbro
alzandosi sopra i denti liquefa la curva masticata
con le radici spugnose che mordono sulla guancia,
ragnatela venosa: nel tendersi incrina la mascella,
lo zigomo s’impunta e preme con la tensione dell’occhio
contratto nell’orbita del nervo fino in gola
percorsa nel groviglio delle corde dal battito incessante.
2.
Il succo delle radici striscia lentamente per le vene,
raggiungendo le foglie fa agitare, con la scorza che gonfia
cresce la polpa del legno, dilata le sue fibre
e gli anelli che annerano e incrinano pietrificati e un taglio
netto guizza sul tronco maturo come colpito da una scure.
3.
I bruchi attaccano le foglie premono col muso,
rodono l’orlo vegetale mordono le vene dure
e lo scheletro resiste. Sbavano il tronco, deviano,
scricchiola la fibra meno tenera, ingurgitano il verde
inarcano le schiene bianche, l’occhio fisso nell’incavo:
fan piombare gli escrementi giù dai rami, si gonfiano,
riposano sullo scheletro sgusciato, distesi sul vuoto masticato.
4.
Le fibre della tela distesa lungo i vetri sulla strada
rigata da molecole di nafta lentamente calano
e inguainano il ferro e il legno, roteano nel soffio dell’aria
caldo gonfiano la molle superficie, graffia e lacera la trama,
i fili si torcono e il foro si spalanca, nello squarcio
condensa viscido molecolare, la vetrata aderisce al cancro della tela.
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