di FRANCESCO GALLINA
Nella rappresentazione della natura, grande è la distanza fra il poeta Giovanni Pascoli e il pittore Antonio Ligabue. Eppure, entrambi la osservano con l'occhio straniato di chi ha l'animo sofferente, lacerato da da lutti non rielaborati, assenze e nevrosi. L'uno ricerca l'essenza infantile del fanciullino, con la sua vista platonica capace di penetrare al di là della buccia superficiale del reale; l'altro, invece, ci regala la potenza del concreto, l'epica dialettica che pervade il creato. Fanno dell'animale e della violenza istintuale della natura il perno attorno al quale ruota la loro poetica, contemplando da prospettive esistenziali diverse, ma pur sempre tangenti, a cui #busillisblog rende omaggio nella sua consueta artistico-poetica del sabato.
GALLINE
da MYRICAE di GIOVANNI PASCOLI
Antonio Ligabue, Lotta di galli |
Al cader delle foglie, alla massaia
non piange il vecchio cor, come a noi grami:
che d’arguti galletti ha piena l’aia;
e spessi nella pace del mattino
delle utili galline ode i richiami:
zeppo il granaio; il vin canta nel tino.
Cantano a sera intorno a lei stornelli
le fiorenti ragazze occhi pensosi,
mentre il granturco sfogliano, e i monelli
ruzzano nei cartocci strepitosi.
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