giovedì 4 febbraio 2016

IL POLITICALLY CORRECT L'HA INVENTATO E. DE AMICIS


di FRANCESCO GALLINA





Nelli è uno dei cinquantaquattro compagni di classe di Enrico Bottini, il protagonista di Cuore (1886), ancora lettura tradizionale della mia generazione. Ora non più. Per chi non lo conoscesse, Cuore, bestseller di Edmondo De Amicis, è il diario di un figlio della Patria Italia i cui genitori, affetti da forme ossessivo-compulsive, esaltano disperatamente gli eroi e i martiri, inneggiando all'"avere cuore" (non sia mai il cervello!) verso l'umanità tutta, prostrandosi alle necessità di ogni singolo essere umano, ma mai staccando il sedere dai privilegi di classe. Un libro intriso di patetismo ma, cosa ancor più fastidiosa, di trito moralismo. Enrico è lo specchio di uno Stato privo di qualsiasi senso: l'Italia, una ciambella fatta in fretta tanto per farla, ma venuta fuori grama e non con uno, ma infiniti buchi, talmente tanti che non ancora oggi non esiste. O meglio, esiste lo Stato in quanto delimitato da confini, ma non esiste un benché minimo senso di nazionalità.

Ma bando alle ciance (sulle cose che non esistono meglio non perdere tempo no?): chi è Nelli? Nelli è il prototipo del diversamente abile. Non è autistico, Nelli, no: Nelli è  "un povero gobbino, gracile e col viso smunto". Dato che il padre di Enrico è un uomo di cuore, invita caldamente il figlio ad aprire le porte ai propri compagni perché divengano suoi amici. Il giorno in cui tocca a Nelli mettere i piedi in casa di Enrico, però, succede qualcosa di strano. Un quadretto raffigurante il gobbo Rigoletto scompare momentaneamente da una parete: l'ha rubato Nelli? Per niente: l'ha nascosto l'ingegner Bottini, perché guai far vedere un gobbo a un gobbo. Se vi si immedesimasse, se vi si riconoscesse, potrebbe offendersi. Molto. 

Da notare, fra l'altro, che Cuore è un glicemico elogio ai grandi (ma utopici) ideali risorgimentali: chi mai più di Giuseppe Verdi potrebbe rappresentarli? Come Mazzini e Garibaldi, come Vittorio Emanuele II, anche Verdi dovrebbe essere icona venerabile, inviolabile. E invece no. C'è qualcosa che fa pensare al padre di Bottini che è meglio togliere un'opera d'arte pur di non urtare la sensibilità di un soggetto. E farebbe bene, se solo sapesse che Nelli prova dolore nel vedere uomini gobbi. Ma Bottini senior non lo sa: è una sua supposizione, una teoria balzana. Prima di tutto considera Nelli un disgraziato, da rispettare, ma pur sempre un disgraziato; in secondo luogo, ogni qual volta lo nomina, non dimentica mai di appioppargli l'epiteto di "gobbo" o "gobbino". Stando al gioco di De Amicis, al bambino non può fregare assolutamente nulla del giudizio di un lettore eventuale, perché il diario nasce per restare cosa privata del bambino. Solo più tardi...

Ecco dunque l'italiano di oggi, ieri. Il virus del politically correct è già tutto lì: nascondere il crocifisso per non disturbare l'islamico, introdurre le festività religiose islamiche per non infastidire i musulmani, coprire le statue per non far cadere in peccato Rohani. Ma siamo poi sicuri che a Rohani gliene fregasse qualcosa di quelle statue? Oppure siamo tutti degli squallidi Bottini che, pur di mostrare il nostro buonismo da quattro soldi, siamo pronti a vendere anche il nostro deretano? Come l'adulto Bottini, siamo quelli che preferiscono nascondere il proprio corpo pur di non mostrarlo ai bimbi rachitici, come se  fosse legge che i rachitici debbano odiare chi è sano. Sicuramente chi è sano, Bottini junior, non si lascia sfuggire parole di commiserazione per queste povere creature di Dio.

Se Cuore voleva "fare gli italiani", forse, ci è pienamente riuscito. Il virus del politically correct ha attecchito: gridiamo alla libertà, ma siamo campioni nella sottomissione, pronti a rinunciare al diritto più importante che ci è stato concesso: parlare, pensare. 

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