sabato 6 febbraio 2016

UN POETA A CASO, MA NON TROPPO: TRISTAN TZARA



di FRANCESCO GALLINA


In questi giorni ricorrono i cento anni dalla nascita di una delle più eccentriche avanguardie del '900 europeo: il suo fondatore era Tristan Tzara e il movimento si chiamava DADAISMO. Che cosa vuol dire? Nulla, puro significante. Installatosi in un paese  neutrale come la Svizzera, il dadaismo corrode ogni certezza politica e ideologica attraverso lo strumento del riso, che è da sempre dissacrante forma di protesta. Nel mirino c'era l'inesauribile conflitto mondiale, ma anche sublimi idee risorgimentali come l'ordine, la gerarchia, la razionalità.  Contro la politica, apolidi e anarchici, il dadaismo agisce come una goccia di acido muriatico: brucia e perfora all'istante, per poi cicatrizzare subito dopo. E così che il dadaismo nasce e muore nell'arco di tre anni, ma influisce su tutte le principali avanguardie e neoavanguardie novecentesche, copiato a tal punto da ritrovarci artisti dei giorni nostri convinti di proporre qualcosa di realmente nuovo, quando si tratta di finte e irritanti provocazioni già viste. Nel 1919 ha così fine l'esperienza del Cabaret Voltaire che aveva visto protagonisti, oltre Tzara, anche Man Ray, Hugo Ball, Hans Harp, Marcel Janco, Richard Huelsenbeck. Dadaismo è vita e morte, rinascita e distruzione, tutto e nulla. Ma è soprattutto una delle meno pericolose e più interessanti valvole di sfogo che il Novecento, con la sua predisposizione alla tortura e al dolore, abbia creato. Quella che vi proponiamo è la rivoluzionaria ars poetica dadaista, tutta colla e caso, ma ancora - e soprattutto - artigianale. Che se ci pensiamo, esclusa l'artigianalità, è la stessa regola che molti poetastri contemporanei banalmente adottano. Il lato oscuro delle avanguardie è stata proprio la loro ricezione: se possono farlo loro, possiamo farlo tutti. Scrivere poesie a caso è diventato lo sport dei fannulloni. Un tabù, questo, da non dire. Ma come i dadaisti, anche noi di #busillisblog ce ne freghiamo, e risolviamo tutto con una salubre alzata di spalle.



TRISTAN TZARA 




MANIFESTO SULL'AMORE DEBOLE E L'AMORE AMARO




Prendete un giornale.
Prendete delle forbici.
Scegliete da questo giornale un articolo avente la lunghezza che desiderate dare alla vostra poesia.
Ritagliate l’articolo.
Ritagliate poi con cura ciascuna delle parole che formano l’articolo e mettetele in un sacchetto.
Agitate dolcemente.
Tirate fuori ciascun ritaglio uno dopo l’altro disponendoli nell’ordine in cui sono usciti dal sacchetto.
Copiate scrupolosamente.
La poesia vi rassomiglierà.
Ed eccovi diventato uno scrittore infinitamente originale e di una sensibilità incantevole, benché incompreso dal volgo.

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