di FRANCESCO GALLINA
Un fotogramma del delizioso Être et avoir, film del 2002 diretto da Nicolas Philibert |
Être et avoir, Stella, Les choristes, Entre les mures sono fra i più bei film di scuola prodotti in Francia negli ultimi vent'anni. Sono pellicole oneste, che affrontano il tema della scuola con stili e linguaggi diversi, ma offrono un'idea della scuola se non vera, perlomeno verisimile, alcuni - penso a Être e avoir - usufruendo del genere documentaristico. Una scuola ripresa nei suoi aspetti quotidiani, routinari, quasi meccanici, e altresì una scuola problematica, sfaccettata, complessa, che rappresenta sì un mondo a sé stante, ma che vive anche un rapporto osmotico con la società, quella rurale, cittadina o della banlieu. Sono film, quelli francesi, che rappresentano la scuola per quello che è, senza tanti barocchismi, ma soprattutto cercando di evitare la caricatura, lo stereotipo, la deformazione farsesca.
Noi invece abbiamo Provaci ancora prof, Fuoriclasse, I liceali. E Notte prima degli esami.
Cosa vorresti dire? Vediamo. Nelle prime tre serie TV (2 della Rai e 1 di canale 5) il professore è lo zimbello degli studenti, è sfottuto dagli alunni, è un sostituto del padre e della madre, è un investigatore, ha la testa fra le nuvole, si abbassa psicologicamente al livello adolescenziale, è un inetto o un eroe da fumetti, è un casinista, è un investigatore, un impiccione, è una macchietta, una tinca teatrale, uno che corre dietro la collega strafiga o del collega belloccio. In una parola: un coglione. Ma le serie sono fatte per intrattenere! Sì, ma si intrattiene anche senza svilire così pesantemente l'immagine del docente, già sfigato di per sé senza calcare la mano per farlo apparire sempre un cazzone. E se i docenti cazzoni ci sono, non sono tutta la classe docenti italiana. L'uso che si fa del grottesco non è intelligente, acuto, ficcante (alla Lucio Mastronardi), ma semplicemente stupido.
L'insegnante è tutto tranne che un insegnante. E il bidello è tutto fuorché un bidello. E il preside è tutto fuorché il preside, non fosse che lavora nella sala della presidenza, con cartellino in bell'evidenza. Il docente non insegna, o quel che insegna è banalizzato, subisce un bestiale volgarizzamento adatto ad pubblico generalista capra, o considerato tale (che poi non è così cretino come si suole pensare). Se si parla di Dante, ad esempio, non si parla seriamente di Dante, anche solo per dieci secondi, ma di Beatrice, perché la trama si colleghi alla ragazzina lasciata dal pompato di quinta, per dire che Dante è un romanticone anche se Beatrice non se lo fila. Ecco, robe del genere, da scagliare imprecazioni malefiche agli sceneggiatori, comprese le interrogazioni all'acqua di rosa ("dimmi cos'hai studiato"), i programmi vecchi di cinquant'anni e l'immancabile imperativo categorico donmilaniano del "non bocciare". Non sia mai. Che viene da chiedersi se davvero le cose stanno così: la scuola italiana, si sa, è messa molto male e tende ad imboccare derive aberranti da fiction (non sto esagerando, cari miei lettori). Provare per credere. Ma esiste anche gente seria, che svolge degnamente il proprio lavoro e studenti intelligenti che, benché non siano da 10, sono persone che prendono la scuola con filosofia, anche se magari la filosofia non la studiano. Maestri e professori come il protagonista di Être et avoir, senza tanti grilli per la testa, che impegnano la propria professione al servizio di studenti che non sono santi, ma neppure dementi stralunati. Maestri modello, anche se non idealizzati.
La scuola può essere una brutta bestia, si sa. Ma è un osservatorio d'eccezione della realtà in cui viviamo e siamo destinati a vivere, una cartina tornasole infallibile. La scuola merita sceneggiature brillanti, ma non per questo mistificanti e clownesche.
Ah, già, poi c'è il film più amato dagli maturandi invasati, Notte prima degli esami, da non buttare del tuttoi. Ma c'è anche il professor Faletti che si fuma un bello spinello insieme a uno studente. Vietato fumare spinelli? Macché: vietato fare film scemi!
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