mercoledì 20 gennaio 2016

TORNATORE, "LA CORRISPONDENZA" E LA POETICA TROBADORICA



di FRANCESCO GALLINA




Durante il secolo XII, in Linguadoca, visse uno dei più affascinanti trovatori, Jaufré Rudel, principe di Blaia. La sua concezione d'amore fu talmente potente, ficcante e paradossale, che tutta la lirica trobadorica ne risultò influenzata. In Lanquan li jorn Rudel, fra ispirazioni mediolatine, classiche e arabiche, coniò un'espressione da cui la letteratura europea e mondiale non si sarebbe più separata: amor de lohn. L'amore platonico diventa qualcosa di distante, lontano, irraggiungibile, quindi non corrisposto, insoddisfatto e sintomo di nevrosi.

Amor de lohn avrebbe potuto essere il titolo dell'ultimo film di Tornatore, La corrispondenza. Dopo un capolavoro come La migliore offerta, era prevedibile che il regista di Bagheria avrebbe proposto qualcosa sotto l'asticella dell'eccellenza. Non è il suo film migliore, questo no, ma Tornatore non delude mai, anche quando non è in massima forma. Il film di Tornatore è barocco, ma quel che più sazia è la sua retorica un po' troppo carica e difficilmente digeribile, quasi scollata dalle immagini. Anche la colonna sonora di Tornatore appare troppo sontuosa. Se la regia è sempre rigorosissima e le location lasciano a bocca aperta (l'isola di San Giulio sul Lago d'Orta è una chicca), meno lo è la sceneggiatura, tutta dialoghi densi e poco intreccio. Raramente un film italiano di buona fattura si mette al centro dell'attenzione la fondamentale - ma ossessionante - comunicazione tra persone mediata dalla tecnologia, che si fa custode di sentimenti romantici, ma autodistruttivi, divenendo perciò strumento maledetto ed angosciante. Skype, SMS, email, schedine video, ma anche lettere tradizionali: è questa l'intensa e morbosa corrispondenza 2.0 fra Ed Phoerum, sessantenne docente universitario di astrofisica, e la sua giovane amante Amy Ryan, ex studentessa fuori corso che sfoga le sue tensioni lavorando come atletica stuntman. Tutto sarebbe naturale, se Ed fosse vivo. Ma Ed, all'insaputa della ragazza, è affetto da un raro tumore che lo porta alla morte. E scriviamo questo è perché lo si viene a scoprire subito, quindi non è da considerarsi colpo di scena spoilerato. Altra grave pecca: un evento del genere avrebbe potuto essere svelato almeno a metà del film, e invece si decide di spiazzare lo spettatore dopo solo una ventina di minuti. Non vi resta che scoprire come un defunto possa riuscire a recapitare i suoi messaggi alla sua amata.

Gli amori di Tornatore sono strazianti, ma se quello de La migliore offerta era macchiato da thriller e noir meravigliosamente orchestrati, questo è più sbrodolato di sentimentalismo, esaltato dalle musiche strazianti e sontuose di Morricone che, anche nel suo caso, non offre la sua migliore prova.
Il vizio del film è la sua eccessiva artificiosità, sebbene risulti comunque affascinante come Tornatore riesca a ordire trame mai banali declinandole su temi ormai triti e ritriti, come quello di Eros e Thanatos. Ma, anche in questo caso, Tornatore è stato preceduto dal più divertente P.S. I Love (2007) di Richard LaGravenese. In attesa di un nuovo capolavoro, La corrispondenza non è affatto film sconsigliato, ma pretende che lo spettatore possegga chiavi interpretative raffinate e colte. Quella trobadorica è, a nostro avviso, la migliore per decrittare gli effetti che l'amore lontano, vissuto "di testa" e "non di corpo" può avere sull'essere umano. 



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