sabato 16 gennaio 2016

UN POETA A CASO, MA NON TROPPO: UMBERTO SABA


di FRANCESCO GALLINA


Per la consueta rubrica del sabato di #busillisblog, la casa propone una poesia di Saba, tratta da Parole (1934) e facente parte delle Cinque poesie per il gioco del calcio. In strofe esastiche di endecasillabi, si riflette sul dolore del portiere battuto, sull'ebrezza della folla e sulla gioia solitaria del secondo portiere, forse la figura più interessante, che meglio adombra lo spirito di Saba: innamorato della vita, ma bisognoso di un cantuccio dal quale contemplare la vita con un certo distacco. Il calcio è sport ancora umano, fatto di partecipazione e bisogno degli spettatori di sentirsi partecipi del sentimento altrui. La poesia è accompagnata dalla Partita di calcio di Carlo Carrà, che fa del calcio un soggetto dignitoso per essere accolto anche dall'arte pittorica e tramandato come evento. Risale al 1934, l'anno della vittoria italiana ai Mondiali di Calcio (notare le maglie azzurre), e il pallone assume connotati metafisici, lontano e irraggiungibile, come un ideale.

GOAL

da PAROLE (1934) di UMBERTO SABA


Carlo Carrà, Partita di calcio, 1934, Galleria Comunale d'Arte Moderna di Roma


Il portiere caduto alla difesa
ultima vana, contro terra cela
la faccia, a non veder l’amara luce.
Il compagno in ginocchio che l’induce
con parole e con mano, a rilevarsi,
scopre pieni di lacrime i suoi occhi.

La folla- unita ebrezza - per trabocchi
nel campo. Intorno al vincitore stanno,
al suo collo si gettano i fratelli.
Pochi momenti come questo belli,
a quanti l’odio consuma e l’amore, 
è dato, sotto il cielo, di vedere.

Presso la rete inviolata il portiere
- l’altro - è rimasto. Ma non la sua anima,
con la persona vi è rimasta sola.
La sua gioia si fa una capriola,
si fa baci che manda di lontano.
Della festa - egli dice - anch’io son parte.

Nessun commento:

Posta un commento