di FRANCESCO GALLINA
Ho perso un altro treno qui a Bologna,
l'orario non funziona più,
fa le 10 e 25, son trent'anni che non va
e chi l'ha rotto non si sa.
O non ce lo voglion dir.
Oblivion, La stazione di Bologna, 2012
Per chi ama viaggiare, o anche solo per lavoro, Bologna è una tappa ferroviaria straordinaria e obbligatoria per spostarsi nel Bel Paese.
Alla stazione di Bologna c'è sempre un caotico viavai, anche quando si aspetta quel treno che arriverà dopo un'ora di ritardo. Il binario 1 non fa eccezione, anzi, il rullio dei trolley si fa ancor più scalpitante, e fastidioso il brusio al gusto di sigaretta e smartphone.
La gente sfiora quella parete, ma molti non sono minimamente sfiorati dalla crepa che la squarcia. Sarà opera di qualche artista visionario, potrà pensare qualcuno: eppure, sulla destra, è posta una grossa lapide. Entrando nella sala d'aspetto, c'è l'elenco soffocante di chi, quel torrido 2 agosto 1980, ha lasciato questo mondo, spazzato via da 23 chili di nitroglicerina miscelata a tritolo. C'è persino la storia di una madre del cui corpo è rimasto qualche grammo di polvere, e grazie a quella polvere d'osso è stata identificata solo dopo alcuni mesi. Ma di questo, quella lapide, non parla perché, come tutte le lapidi, è molto corretta, come è giusto che sia.
Però, anche nella sala d'aspetto, molti non gettano lo sguardo sugli 85 nomi scolpiti: c'è scritto vittime del terrorismo fascista e, magari, qualcuno pensa distratto alla Seconda Guerra Mondiale. I soliti partigiani morti - dirà qualcun altro, fra una pagina di "Chi" e una di "Novella2000". Il Fascismo, pensano altri, è finito nel 1945.
E invece no: il Fascismo è finito nel '45, ma il fascismo - quello con la f minuscola - è esistito da sempre, vestendosi come Satana sotto mille abiti diversi.
Non c'è da puntare il dito contro nessuno. Se qualcuno passa indifferente davanti a quella parete, non è una brutta persona. La colpa, semmai, è da ricercare in parte nei programmi della scuola italiana e nel poco tempo che c'è. I fatti del secondo dopoguerra restano perlopiù schiacciati nelle ultime pagine dei libri scolastici, come qualcosa di cui si può fare a meno, perché canone vuole che non si insegni alle superiori, eccetto casi rari. Verrà a sapere del 2 agosto 1980 chi affronterà studi umanistici. Agli altri non interesserà granché.
Così, nel 2016, è comprensibile che della strage di Bologna sappiano i bolognesi (ma nutro qualche dubbio sulle ultime generazioni), gli storici e gli esperti del settore. Se chiedete a un qualsiasi liceale chi sono stati i cattivi del '900, vi risponderà: i nazisti. E l'evento più tragico? Le guerre mondiali.
Ecco, è ora che la scuola schiacci i facili manicheismi sotto quella misteriosa bomba di 35 anni fa e che si inizi a parlare di altri cattivi, di altre guerre, meno studiate, durate brevissimi istanti, ma dolorosamente più incollate al nostro presente. La strage di Bologna, insieme alla Strage di piazza Fontana, sono la prima risposta al perché oggi l'italiano spesso nutra una radicale sfiducia nelle istituzioni statali. Quel 2 agosto si spezzò una corda, il filo che legava il cittadino allo Stato.
Mi direte: spiegati meglio. E io vi rispondo: se siete ancora in tempo, ad inizio anno scolastico, alzate la mano e chiedete al vostro professore di dedicare almeno una sola settimana al Terrorismo Nero e Rosso degli anni '70 e '80.
Garibaldi e Mazzini possono aspettare.
F
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