venerdì 7 agosto 2015

REAZIONE A CATENA, OVVERO DELL'ALFABETIZZAZIONE IN TV

 
di FRANCESCO GALLINA 
 

L'OCSE/OCDE 2013 offre un quadro pietoso sul livello di alfabetizzazione italiana, fra analfabetismo  funzionale e di ritorno . Solo il 3.3% degli adulti italiani raggiunge livelli di competenza linguistici più alti contro l’11.8% della media dei 24 paesi partecipanti ed il 22.6% del Giappone, il paese in testa alla classifica. Il 26.4% raggiunge il livello 3 di competenza linguistica, mentre il 27.7% degli adulti italiani possiede competenze linguistiche di livello inferiore, contro solo il 15.5% della media dei paesi partecipanti.
 
Potrebbe saltare per la testa la domanda: che ruolo ha la scuola in tutto questo? Non basta sedere sui suoi banchi per essere alfabeti, laddove per alfabetismo intendiamo non solo la conoscenza dell'alfabeto, ma la degna conoscenza di ortografia, grammatica, sintassi. Magari anche uso corretto della punteggiatura, se resta tempo. E il lessico? Sappiamo che , su circa 47000 parole, sono poche migliaia quelle largamente usate e sappiamo altresì che, se vogliamo farci capire da un vasto pubblico, parole come veemente o rapsodico è meglio lasciarle perdere. Buona parte della TV, telegiornali compresi, per ignoranza o necessità, o inventa abominevole latinorum o schiaccia il bagaglio lessicale sulle solite parole usa e getta: ce lo insegna persino il LIT (Lessico dell'Italiano Televisivo), limitato alle tre reti RAI, ma ugualmente interessante per comprendere lo stato delle cose.
 
Sono lontani i tempi di Manzi. Eppure c'è un programma che, a differenza dei soliti quiz televisivi, attribuisce dignitosa importanza alle parole, perché di sole parole è fatto. Sto parlando del quiz estivo di Rai1, Reazione a Catena, condotto ogni sera dalle 18.45 alle 20 dall'amabile Amadeus. Al giocatore non si chiedono strettamente nozioni di cultura generale, ma una salda conoscenza delle parole, dei loro sinonimi e contrari, varianti e sfumature, collegamenti e associazioni. Ogni estate sono circa 6000 le associazioni che fanno del preserale un momento di svago molto amato dagli italiani. Svago, però, unito a sana concentrazione. Catene e giochi di parole sono spesso non indifferenti per  livello di difficoltà e ingegnosità di ideazione da parte degli autori. Qui sta il bello.

Se ne consiglia la visione ai grandi, ma soprattutto a bambini, dalle elementari in poi. Perché, da grandi, non è solo il 110 e Lode a fare la differenza ma, prima di tutto l'uso sapiente, ricco, ragionato e convincente della parola. Masticare parole stracce come comunque, cosa, bello, tipo, non ci rende persone appetibili. 
 
Nel bambino, tablet e i-phone non portano altro che intontimento e mutismo; la TV, invece, se si sa discernere nell'ammasso di catodica porcheria, riesce ancora a offrire giochi e spunti interessanti. Anche per le cosiddette fasce protette. 
Eccetto il sempre lodevole - ma di nicchia - Rai5, solo raramente la RAI si ricorda di essere servizio pubblico. E fare servizio pubblico è, in primis, insegnare la lingua italiana agli italiani, perché l'Italia, cari miei, è ben lungi dall'essere unita, soprattutto linguisticamente. Reazione a Catena, con il suo format accattivante, funge da originale settimana enigmistica, invitando lo spettatore a fare attenzione all'uso corretto e calibrato delle parole. La parola, nuda e cruda, ne è la protagonista assoluta.
 
Adatto a chi vuole scoprire nuove curiosità legate a parole anche d'uso comune. Adatto a chi ha quarant'anni e ha il bagaglio lessicale di un bambino di otto. Persino adatto anche agli scrittori e poeti emergenti in crisi d'identità. Ma non miracoloso: è pur sempre un quiz per la TV generalista.
 
Insomma: parlate, e vi dirò chi siete.

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