venerdì 21 agosto 2015

GIOSUe CARDUCCI, SENZA ACCENTO


di FRANCESCO GALLINA

Sto passeggiando per Bardolino, sul Lago di Garda, quando mi inoltro in via Giosue Carducci. Ma, sulla targa, c'è l'accento sulla e finale.


Ricordo che nei documenti anagrafici, il nome del poeta appare sempre scritto Giosué, con l'accento nell'ultima sillaba. Fino al 1880 circa, si firma sempre Giosué. In seguito, decide di cambiare l'ortografia e la pronuncia del nome, da Giosué a Giòsue, non fosse che per trascuratezza grafica, potendo così unire con un solo tratto di penna il nome al cognome e quindi a trasformare l'asta iniziale del C come accento finale della e, fino all'omissione finale. Nei frontespizi da lui controllati delle Opere edite dalla Zanichelli, il nome è accentato fino al volume nono, mentre si disaccenta a partire dal dodicesimo, del 1902.
Cosa dedurne? Che Carducci, quell'accento, per un motivo o per un altro, non lo gradiva.
Seguendo la logica tipica della filologia, sull'ultima volontà del Carducci non vi sono dubbi: togliere quel maledetto accento.
Cose da poco? Non credo: al posto di via Alberto Moravia dovremmo leggere via Alberto Pincherle, perché quello era il nuo vero nome.
Nel caso di Carducci non c'è di mezzo uno pseudonimo, ma un solo, minimo, accento.
Forse è il caso di rispettare questa piccola e originale scelta dell'autore, come alcune antologie ufficiali hanno deciso di seguire da tanti anni a questa parte.
La firma sul suo ritratto da vecchio, ne è la prova schiacciante.

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