di FRANCESCO GALLINA
Matteo Garrone
lo ha scelto come location per una scena di corte nel suo magistrale Tale of tales (2015): la sterile regina di
Selvascura vi mangia il pulsante cuore di un drago per restare incinta
(maternità assistita ante
litteram?).
Vi si fondono mirabilmente elementi e stili architettonici tipici di Persia, India, Iran, Egitto, Andalusia.
Il suo ideatore fu l'eclettico Ferdinando Panciatichi Ximenes D’Aragona: politico, ma anche fine intellettuale, conoscitore raffinato degli scritti danteschi, bibliofilo e persino botanico e ingegnere. Siamo a Leccio di Reggello, in provincia di Firenze, e stiamo parlando di un capolavoro mozzafiato: il Castello di Sammezzano, visitabile solo in pochissime date dell'anno, grazie all'impegno esercitato dai componenti del Comitato FPXA 1813-2013.
Azzardando,
potremmo collocare il Castello fra l'esubero esotico del Vittoriale
dannunziano e le atmosfere favolistiche della Rocca Mattei di Grizzana Morandi. Siamo
di fronte a un esperimento originalissimo per collocazione e, allo stesso
tempo, radicalmente legato a una secolare tradizione moresca che fa
dell'Oriente arabeggiante il suo grande punto di riferimento.
Circondato
da uno dei parchi più vasti della Toscana con gigantesche sequoie californiane, grotte artificiali, fontane e manufatti in cotto, l'interno l'edificio palesa un delirio scultoreo, un fiabesco tripudio di bellezza: si resta estasiati dal
luminoso candore della Stanza Bianca, degli Amanti e da Ballo, nonché dagli intagli, dai virtuosismi architettonici e coloristici della Sala dei Gigli e della famosa Sala dei Pavoni.
#busillisblog
sostiene Save Sammezzano,
la petizione online contro la messa all'asta della struttura che, in
stato di abbandono, sconta il disinteresse dello Stato e rischia di diventare
esclusivo resort di lusso. E l'esclusivismo, lapalissiano ricordarlo, esclude:
il che è sempre pericoloso e profondamente anticulturale. Dopo ben 6 interrogazioni
parlamentari, non si è avuta ancora nessuna risposta da parte del Ministro
della Cultura Franceschini.
L'elevatissimo
numero di richieste di visita da parte dei turisti dimostra quanto l'Italia
potrebbe affrontare e - perché no - superare le sue tante difficoltà economiche
grazie a un vitale turismo culturale. Turismo che sa prediligere le grandi
città, i monumenti più famosi, ma anche quelli più nascosti, che soffrono
l'isolamento e la noncuranza che, ahinoi, si toccano con mano: alcune pareti del Castello sono graffitate e anfore sono scarabocchiate da squallidi atti vandalici.
Così, affonda quel che di prezioso v'è in l'Italia , giorno dopo giorno, mentre si discute di civiltà e utopici ideali che
guardano il cielo, non le perle della Terra da custodire e conservare.
E allora viene da fissare la morta Torre dell'Orologio, con le lancette ferme,
come l'orologio della stazione di Bologna.
E scorre un brivido, una rabbiosa e profetica sensazione di abbandono, confermata - col senno di poi - da quella scritta in rilievo che campeggia nella Sala delle Stalattiti:
E scorre un brivido, una rabbiosa e profetica sensazione di abbandono, confermata - col senno di poi - da quella scritta in rilievo che campeggia nella Sala delle Stalattiti:
Pudet dicere sed
verum est publicani scorta – latrones et proxenetae italiam capiunt vorantque
nec de hoc doleo sed quia mala – omnia nos meruisse censeo.
E intanto? Dallo Stato verrà detto - se verrà detto mai qualcosa - di aspettare. Aspettare? Non plus ultra.
A buon intenditore, poche parole.
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