di FRANCESCO GALLINA
In mezzo al germogliare di ermetismi vari e compositi, Sandro Penna si mantiene su quella che Pasolini definì la 'linea antinovecentesca', il che equivale a versi nitidi e comprensibili grazie all'uso di un linguaggio quotidiano e di una sintassi semplice. Lungi da retorici grovigli e immagini visionarie, Penna abbraccia una fluida narratività, donandoci graziose descrizioni agrodolci, spesso incentrate sulle figure di fanciulli e giovani uomini, vera e propria ossessione (omo)erotica del poeta. Per la consueta rubrica poetica del sabato, #busillisblog propone [La veneta piazzetta], breve idillio contenuto in Poesie, la prima raccolta di Penna del 1939. Sullo sfondo di una solitaria piazzetta veneta si staglia l'immagine luminosa e vitale di un ciclista che si rivolge all'amico (a piedi o in bici?) con una breve, incisiva domanda. Due sole parole, un profondo e ambiguo interrogativo.
La accompagniamo con un olio su tavola dal titolo Ciclista (1926), opera di Enzo Benedetto, importante esponente del secondo futurismo italiano e in qualche modo predecessore del Neofuturismo.
[LA VENETA PIAZZETTA]
da POESIE di SANDRO PENNA
La veneta piazzetta,
antica e mesta, accoglie
odor di mare. E voli
di colombi. Ma resta
nella memoria – e incanta
di sé la luce – il volo
del giovane ciclista
vòlto all’amico: un soffio
melodico: «Vai solo?».
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