mercoledì 5 ottobre 2016

FRA CRISTIANESIMO ED ESOTERISMO: IL LABIRINTO DI PONTREMOLI




di FRANCESCO GALLINA





Aulla è una città senza centro storico. Aulla è l'esempio di come una guerra possa cancellare forma, storia e radici di quella che era (e resta) la trentesima tappa della Via Francigena. Non rimane molto. In mezzo alle monotone palazzine del secondo dopoguerra s'intravedono i lineamenti ieratici di una Fortezza ingiustamente dimenticata - ma che nel '900 ospitò una donna liberale e coraggiosa - e una Chiesa che sembrerebbe identica a tante altre, se non avesse svelato misteri e tesori che un'impresa archeologica ha portato alla luce da soli dieci anni a questa parte.

Esattamente un mese fa, vincendo il Premio Città di Aulla, ho avuto modo di visitare l'Abbazia di San Caprasio e il suo piccolo ma prezioso museo, scrigno di reperti antichi che raccontano di un omicidio, di potere ecclesiastico, di maestri scultori, di reliquie, di piccoli lussi medievali, ma anche di un ordigno inesploso sotto l'altare e - infine - della forza mortifera che il fango del 2011 ha trascinato con sé.

Una traccia dell'alluvione è ancora presente sul calco dilavato di un labirinto. Di tutto il museo, questo è di certo il pezzo meno prezioso. Il gemello autentico si trova nella Chiesa di San Pietro, a Pontremoli, che però non è abitualmente accessibile al pubblico. Si tratta di una lastra in arenaria di 60x83 cm che rappresenta un labirinto formato da unidici spire concentriche che racchiudono il cristogramma IHS. Nella parte bassa si legge l'iscrizione sic currite ut comprehendatis, esortazione di San Paolo ai Corinzi, perché intraprendano la via della salvezza: nelle gare tutti corrono - dice Paolo - ma solo uno conquista il premio. Non ci vuole niente perché nel secolo XII l'incitamento paolino venga sincretizzato con l'archetipo della perdizione per eccellenza: il labirinto. Un labirinto dal respiro manicheo, perché sovrastato da due cavalieri. Sembra volerci comunicare una cosa come: "Nella lotta fra il Bene e il Male, il labirinto è questa nostra terra di dolore. Una sola è la strada che conduce alla Verità.". E la strada è una nel vero senso della parola. Non ci sono date ulteriori chance. Non è la salvezza sulla terra, ma quella celeste, come celeste è la vera Gerusalemme di cui ci parla Agostino nel De civitate dei.

E che cos'è la Verità? IHS, Cristo. Ma il monogramma può essere stato aggiunto in un secondo momento, come anche la citazione paolina. Il caso più sorprendente di questi labirinti detti di "tipo Chartres" è quello raffigurato nell'ex convento di San Francesco di Alatri, in provincia di Frosinone, che ci offre un aiuto esegetico definitivo, mostrandoci non un monogramma ma - ad ora - l'unico Cristo storico dipinto all'interno di un labirinto unicursale. Una rappresentazione affascinante e inquietante allo stesso tempo, che amalgama il mito del Minotauro alle Sacre Scritture, che ignorano del tutto l'archetipo del labirinto. Leggendo i Vangeli, possiamo constatare come ci si possa avvicinare a Cristo senza l'angosciante interposizione di inquietanti labirinti. La vita non è un labirinto: è ardua, ma non un labirinto. La vita dell'uomo era concepita come un labirinto, semmai, per diverse correnti gnostiche, quindi eretiche, dei primi secoli d. C. Ci hanno lasciato traccia del loro pensiero nei vangeli apocrifi, che difatti la Chiesa di Roma ha espulso dal suo canone. Per i Naasseni, ad esempio, il mondo è un labirinto dove l’anima deve errare fino alla sua liberazione. Dentro quelle spire, forse, c'è molto più che un gioco, come i nostri occhi del Duemila sono portati a considerarlo. Dentro quei cerchi concentrici si può ancora percepire - forte - il gusto dell'ellenismo greco-romano, che il Medioevo - con un'apertura mentale a noi sconosciuta - ha fagocitato e rielaborato, tramandandolo fino ai giorni nostri, fino a Franco Maria Ricci. Che, meno crudele di Minosse, ha ideato il suo labirinto come un equivalente addolcito del mitico carcere, perché fosse "anche un Giardino, dove la gente potesse passeggiare, smarrendosi di tanto in tanto, ma senza pericolo". Al centro non c'è un cristogramma, ma una piramide. Come quella Cestia.


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