domenica 23 agosto 2015

CASAMONICA, OVVERO DELLA GRANDE BELLEZZA


di FRANCESCO GALLINA
 
Ho ammirato Sorrentino fino a poco prima de La Grande Bellezza. La regia e la fotografia restano capolavori,  le sceneggiature, invece, sono diventate discutibili. Sarò io che scrivo troppo, ma un film con una sceneggiatura striminzita e, per di più, barocca, non mi soddisfa, sebbene si tratti della personalissima poetica dell'autore. Del film vincitore all'Oscar mi piacciono le magniloquenti riprese di Roma e i personaggi sveviani fino allo sfinimento. Tuttavia, i (mis)fatti recenti che hanno coinvolto la capitale mi fanno rivalutare sotto una nuova luce il film, apprezzando una scena in particolare.
Siamo verso la fine e la Dia arresta un boss mafioso che vive sopra l’appartamento del protagonista Jep Gambardella. Lo scopriamo solo in quel momento che è si tratta di un boss mafioso: fino ad allora poteva essere un manager, un avvocato, un comune dottore. Ammanettato, l'uomo dice: "siamo noi che mandiamo avanti il Paese".

Eccolo Vittorio Casamonica, in giacca e cravatta, smilzo e senza calvizie. Ha un altro volto, ma è lui. Sorrentino, che ha operato siffatta critica sociale, su un punto almeno, s'è sbagliato di grosso. A Roma, i mafiosi non vengono ammanettati dalla polizia. Non vengono ammanettati, e basta. A Roma come nel resto d'Italia. Sorrentino ha rappresentato il marcio di una Roma elitaria, paralitica e baronesca, dimenticando - o semplicemente non volendo - mettere in evidenza la putrescenza che germoglia dal basso. Cioè?

Facciamo un esempio. A L'Aria che tira, su La7, un'intervistatrice dedica un servizio sui venditori abusivi su Ponte Sisto. Uno di loro offre in modo illuminante: "Se la polizia non ci rompe le palle, perché dovete rompercele voi della TV"?
Eccolo, il punto. Il busillis sta proprio qui, annidato nella banalità di tutti i giorni. La banalità del male. Facile prendersela con i Casamonica. Quando grotteschi orrori di questo genere provengono da casate corrotte e potenti (ricordo che i Casamonica sono di origini sinti, per semplificare, rom) è facile indignarsi. Indignarsi, anzi, prende le forme di una misera catarsi. Ci sentiamo tutti più puri. E invece no. La merda nutre le proprie radici dal basso, che più in basso non si può. Il permissivismo, così, si infiltra nel sangue dell'italiano con la rapidità del colesterolo nelle vene dell'obeso. Solo che, quando si è saturi di grasso, non c'è più dieta che tenga; serve solo una liposuzione, qualcosa di radicale, e quindi sottesamente pericoloso, se non mortale.
La liposuzione di Roma non deve partire dai Casamonica, da ladri e schifosa feccia dell'umanità, ma dalla polizia e dalla magistratura, che ormai tutto permette e difende: sono 12 le pattuglie che sfilavano al funerale. Ma, soprattutto, i parenti dei Casamonica sono a piede libero. Pensateci: dopo tanti crimini commessi, com'è possibile?

Ricordatevi, perciò, il numero 12: 'o surdato, il soldato, secondo la smorfia napoletana.
Quando chiamate la polizia, e vi rispondono di avere pochi uomini incapaci di affrontare certi delinquenti e certe avventure - come è successo a me nel passato -,  ecco, in quei casi saprete come smerdarla a dovere.

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