di FRANCESCO GALLINA
C'è una baracca. Dietro via Flaminia, a Roma, c'è una piccola baracca abusiva fatta di lamiere. Dentro quella casupola a due passi da Piazza del Popolo, vive un poeta. Per molti è un postaccio, per il poeta è un luogo dell'anima. Anche nel degrado c'è poesia. Potrebbe essere l'inizio di una fiaba.
Quando il poeta - poeta bravo, di quelli che ci sanno fare con i versi, non un quaquaraqua - dicevo, quando il poeta viene a sapere che il suo ultimo libro è stato escluso dal Premio Strega, viene colpito da un ictus. E questa non è più fiaba, ma surrealismo. Invece è realtà. E se quella è la vera causa, non c'è niente di strano: alle proprie opere ci si tiene come figli, soprattutto se sono buoni figli.
Il pubblico italiano è schiavo dei premi. E allora, per chi non lo conoscesse, Valentino Zeichen è una delle voci più interessanti della poesia contemporanea: non è un tronfio avanguardista, ma neppure un poetastro come tanti purtroppo circolano in giro di questi tempi. Uno scapigliato dei nostri giorni. Un bohémien 2.0. Potremmo parlare di Zeichen come di un crepuscolare dissacratore, uno spirito ironico e irriverente, che non scende mai nel volgare, men che meno nel superficiale. Una voce originale, la sua, sempre fresca, che guarda alla quotidiana intimità senza sbrodolarsi addosso in riflessioni melense, anzi, facendo un uso brillante della parola. Zeichen è sempre in instabile equilibrio fra la levigata ricerca formale e l'immagine inaspettata, fra sermo cotidianus e raffinatezza stilistico-lessicale.
Il suo libro "cuore", ora, lo ha tradito. Ma fortunatamente si sta riprendendo, anche se con fatica. Adesso tocca alla riabilitazione, poi resta un punto interrogativo sull'abitazione, che non può essere la sua baracca. Almeno non per ora.
Parlare male del Premio Strega? Non ce n'è bisogno. Zeichen non ha bisogno dello Strega perché la sua produzione venga riconosciuta come valida. Speriamo invece che la baracca, i suo laboratorio, non venga demolita e che, una volta ripresosi, possa ritornarvi a comporre versi con la stessa lucidità di prima.
IL POETA di VALENTINO ZEICHEN
in Poesie. 1963-2014 (Mondadori, 2014)
Picasso, Questo è il mio cuore, 1960 |
Presumibilmente,
sembro un poeta di alta rappresentanza
sebbene la mia insufficienza cardiaca
ha per virtù medica il libro «cuore».
Abito appena sopra il livello del mare
mentre la salute, la ricchezza, la purezza
e gli sport invernali
straziano oltre i mille metri.
Perciò mi ossigeno respirando l’aria
dei paradisi alpini
così arditamente fotografati
dagli scalatori sociali
nonostante la pericolosità dei dislivelli.
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