sabato 23 luglio 2016

UN POETA A CASO, MA NON TROPPO: UMBERTO SABA




di FRANCESCO GALLINA




Pervaso dall'irrequietudine, l'Ulisse di Saba assomiglia da vicino a quello dantesco, anche se non vuole espressamente valicare alcun confine prestabilito. Pur di non accogliere la sicurezza offerta dai porti, Ulisse preferisce mantenersi al largo, per combattere l'insidia della paralisi che la vecchiaia spesso porta con sé. Ama naufragare, mettere in gioco la sua stessa vita, sceglie il rischio di incagliare, di scivolare, cadere per cercare eroicamente di rialzarsi. Alla casa stabile e accogliente, Ulisse opta per la terra di nessuno. Dietro questo Ulisse c'è il Saba anziano, ma anche la reminiscenza del Saba che in gioventù aveva fatto esperienza di mozzo su di una nave. Ulisse conclude Mediterranee, quarta sezione del terzo e ultimo volume del Canzoniere
Per la consueta rubrica del sabato di #busillisblog, accompagniamo gli endecasillabi sabiani con un olio su tela di Giorgio De Chirico, dal titolo Il ritorno di Ulisse (1968), in cui è reso alla perfezione il concetto di viaggio come condizione mentale permanente. Ulisse è in un mare aperto, ma allo stesso tempo delineato da un netto perimetro domestico. Si può viaggiare, insomma, anche senza viaggiare.








ULISSE


Nella mia giovinezza ho navigato
lungo le coste dalmate. Isolotti
a fior d'onda emergevano, ove raro
un uccello sostava intento a prede, 
coperti d'alghe, scivolosi, al sole
belli come smeraldi. Quando l'alta
marea e la notte li annullava, vele
sottovento sbandavano più al largo,
per fuggirne l'insidia. Oggi il mio regno
è quella terra di nessuno. Il porto
accende ad altri i suoi lumi; me al largo
sospinge ancora il non domato spirito,
e della vita il doloroso amore.


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