mercoledì 14 settembre 2016

MERCURIUS: QUANDO IL GIORNALISMO SI FA IN LATINO



di FRANCESCO GALLINA







Pochi se ne sono accorti, ma sull'«Avvenire» è (ri)nato qualcosa di talmente antico da essere incredibilmente rivoluzionario. La migliore risposta a chi il passato vorrebbe stritolarlo per sempre sotto una pietra. Non solo. Ciò di cui stiamo parlando è la soluzione ideale per un futuro ('futuro' indeterminato, che tende a +∞) docente di lingua latina come me che non potrà certo somministrare agli studenti le consuete classiche versioni nei compiti in classe, perché - è ormai consolidato - basta una connessione a Internet, una distrazione del professore, ed è Latino Splash che traduce per lo studente. Fino a ieri pensavo di creare versioni ad hoc, modificando abilmente gli incipit dei classici latini per contrastare in anticipo l'arte del copiaggio, cronicizzatosi con l'avvento degli I-phone. 

Poi, il 6 settembre 2016, leggo sull'«Avvenire» il primo articolo di Mercurius, la rubrica interamente in latino a cura di Luigi Miraglia che, per chi non lo conoscesse, insegna 'elementi di conversazione e composizione latina' al Pontificio Istituto Superiore di Latinità. Cioè? Cioè insegna a pensare, a scrivere e a parlare fluentemente in lingua latina, quella strana cosa vituperata dal Ministero dell'Istruzione. 

Luigi Miraglia è un mito vivente: se avete un secondo di tempo cercate le sue lezioni e i suoi discorsi su Youtube e resterete allibiti. In senso positivo. Le sue lezioni sono figlie del metodo natura di Hans Henning Ørberg, di cui è uno dei massimi promotori e prosecutori. In che cosa consiste? Nel considerare il latino non come un cadavere puteolente di odiose regole grammaticali, ma come un corpo vivo e vegeto in cui immergersi con sicurezza e senza soggezione. Non esiste altra lingua all'infuori del latino: grammatica, ortografia e sintassi si spiegano in latino, le domande si porgono in latino, le risposte pure. Insomma: si vive il latino parlando latino. Certo, l'influsso delle lingue regionali si fa percepire nell'italiano contemporaneo, ma questo non è un problema, come non lo deve essere per un fiorentino che si relaziona con un londinese in perfetta lingua inglese, nonostante la sua probabile gorgia toscana. 

Ma ritorniamo a Mercurius. Mercurius si pone sulla linea delle rubriche del passato curate da latinisti per il medesimo quotidiano, da don Roberto Spataro al professor Moreno Morani. Il meccanismo editoriale consiste nel pubblicare il primo testo in latino e, la settimana seguente, il testo tradotto in italiano. Il 6 settembre, per esempio, esce In memoriam terrae motus Amatriciani, un intervento di straordinaria potenza espressiva che Miraglia apre con il verso 630 dell'Eneide: "Ho conosciuto anch'io il dolore, e ho imparato a soccorrer gli afflitti". Ieri compare la traduzione insieme a un nuovo scritto che, ispirandosi a fatti del passato proposti sotto forma di parabole, si conclude con un invito di pace: "[...] quantum possint bonae litterae ad odia et inimicitias sedandas; quod forsitan et nunc, cum talia mala resurgere videamus, meminisse iuvabit.". 
Perché dobbiamo tenerlo bene a mente: lo studio serio e filologico della lingua e della letteratura - qualunque esse siano - è il primo passo per stabilire un contatto pacifico e proficuo con la propria cultura e con la cultura altrui. La lingua non è aria fritta: conoscerla e rispettarla ci rende degni di essere annoverati nel consorzio umano.

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