giovedì 1 settembre 2016

SALÒ, O LE 12 CHICCHE DI SGARBI



di FRANCESCO GALLINA*


Tiziano, Veronese, Ponzone, Carpioni, Lama, Liberi, Longhi, Fontebasso, Pitloo, Morelli, Mancini, Volpe, Previati, Boldini, e ancora de Chirico,  Morandi, Savinio,  De Pisis, Casorati,  Bonzagni. Questo e altro è Da Giotto a de Chirico, la galleria pittorica e scultorea allestita da Vittorio Sgarbi a Salò sul Garda, aperta al pubblico dal 13 aprile al 6 novembre 2016. Il biglietto dà diritto anche alla visita del MuSa, inaugurato nel 2015 nello spazio della ex chiesa di Santa Giustina, che quest'anno consta delle mostre temporanee Il culto del duce e Gasparo nell'anima, oltre ai permanenti Osservatorio Meteosismico e le sale dedicate alla storia di Salò. 
Frequentata meno di quel che ci si aspetterebbe, la mostra di Sgarbi è strutturata cronologicamente e offre allo spettatore una selezione notevole di opere per qualità e quantità. Immerso in tanta bellezza, #busillisblog ha selezionato per voi 12 chicche. 





PROTOME FEMMINILI risalenti alla metà del secolo XIII. Pura seduzione federiciana.



SAN GIOVANNI EVANGELISTA di Tino Camaino. A cavallo fra XIII e XIV secolo, il 'Giotto della scultura' stupisce con un polso plastico, per i tempi più unico che raro. 





SALOMÈ di Francesco Prata da Caravaggio. In pieno Rinascimento, e non potrebbe essere altrimenti data la precisione anatomica con cui viene ritratta la mano sinistra sotto il panno bianco.





IL RITORNO DEL FIGLIOL PRODIGO di Mattia Preti. Il pittore - e cavaliere di Malta - del '600 dipinge una minuscola mosca così bene, ma così bene, che quasi stavo per scacciarla. 







RITRATTO ALLEGORICO di Pietro Paolini. Che a Sgarbi piacciano le nudità è chiaro sin da subito. E fa bene. Questa allegoria seicentesca carnale e sfacciata fa da contraltare pagano al puro seno della Madonna del latte di Marco Basaiti.




LUCREZIA di Giuseppe Nuvolone. Che cosa vedono i miei occhi? A casa mia si chiama plagio, ma in tempi di Manierismo era più che lecito. Provate un po' a confrontare questa mano con quella della Schiava turca del Parmigianino, poi ditemi. 





IL SACRIFICIO DI JEFTE di Adrea Celesti. Il sacrificio consta nell'uccisione della figlia. Punto criticissimo dell'Antico Testamento su cui si è scannato il fior fiore dei teologi. Il pittore ci dà talmente dentro nel tragico, che il risultato è quasi comico.





WUNDERKAMMER di Carlo Manieri. Sembra di essere nelle stanze del Piacere di D'Annunzio. Due secoli prima.






LA MADRE di Felice Carena. Siamo nel 1904, in una casa poverissima. Quella potrebbe essere la moglie di uno degli uomini del Quarto Stato di Pelizza da Volpedo. E il figlio uno dei più bei infanti che mi ricordi di aver visto sino ad ora. Gli occhi sono un capolavoro. 






NOTTE LUNARE di Benvenuto Benvenuti. Il Van Gogh italiano.






PROFILO CONTINUO DEL DUCE di Renato Bertelli. L'opera di un futurista geniale. Il Fascismo è totalistarismo? E allora ecco il duce totale e continuo, ovunque lo si guardi. Fu un successo: l'opera di Bertelli, intendo.





*Le foto sono di Francesco Gallina

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