lunedì 21 dicembre 2015

QUANDO LA POESIA SI FA LUCE: MARCO NEREO ROTELLI



di FRANCESCO GALLINA


Marco Nereo Rotelli, Installazione in Piazza della Pilotta, Parma, 2014.


Lo scorso 2014 ci aveva deliziati con la poesia del compianto Pierluigi Bacchini, di Alberto Bevilacqua e dell'indimenticato Attilio Bertolucci. Allora, ad essere illuminata durante le festività natalizie, era la Pilotta, un'ampia tela di mattone su cui proiettare le sue installazioni luminose. Quest'anno, Marco Nereo Rotelli colloca la sua installazione nel bel mezzo di Piazza Duomo, dove a fungere da superficie pittorica sono le facciate della Cattedrale e del Battistero. Artista di livello internazionale che ha illuminato con le sue opere d'arte le più belle città italiane, europee ed extra-europee: dalla sua Venezia a Genova, da Milano a Mantova, da Parigi a Chicago. i lavori di Rotelli sono autografi: è sua la grafia, unica, riconoscibile per i suoi arabeschi, i suoi caratteri cuneiformi, quasi primitivi. L'ancestralità e contemporaneamente la matericità della parola sono  le protagoniste assolute, creando un originale connubio fra arte figurativa, poesia e luce, elemento astratto reso tangibile nel suo elaborato significante, e interessante per il suo profondo significato. La parola, di per sé, è strumento potente, ma quella poetica si fa direttamente luce, luce atta a portare a galla significati reali eppur reconditi, che solo uno occhio attento sa decifrare: i grandi poeti, che sono anche grandi pensatori, ce lo insegnano. Nereo Rotelli usa la luce come Ungaretti l'inchiostro: poco, pochissimo, ma straripante di senso sul foglio bianco. La sua è una forma d'arte che vuole offrire allo spettatore-lettore sensazioni stranianti e nuovi spunti di riflessione.
Di una lirica, l'artista seleziona solo poche parole, quanto basta per "inciderle" o farle fluire nel contesto urbano, che viene così rivitalizzato e riqualificato, mostrato sotto una luce - è il caso di dirlo - diversa. Nel nostro caso, la poesia "Alla vita" di Mario Luzi, un gioiellino fra reminiscenze occitaniche e immagini quotidiane, contenuto in La barca, il cui manoscritto è esposto al Museo Diocesano per l'occasione. È il "viso d'Iddio caldo di speranza" a germogliare sul centro della facciata, come una preghiera:

Amici ci aspetta una barca e dondola
nella luce ove il cielo s'inarca
e tocca il mare, volano creature pazze ad amare
il viso d'Iddio caldo di speranza
in alto in basso cercando 
affetto in ogni occulta distanza
e piangono: noi siamo in terra 
ma ci potremo un giorno librare
esilmente piegare sul seno divino
come rose dai muri nelle strade odorose
sul bimbo che le chiede senza voce.

Per il turista è uno spettacolo curioso, per chi vive da sempre in città e la frequenta ormai con sguardo assonnato, è un ottimo incentivo a fermarsi e ammirare le bellezze di un Duomo ormai millenario (risale al 1106) riutilizzato in chiave contemporanea.

#busillisblog appoggia da sempre i progetti artistico-culturali ibridi e finalizzati a risvegliare le potenzialità della parola poetica nell'atmosfera alienata della città. Anche dall'asfalto, anche da una crepa, anche da una panchina, anche da un muro può nascere poesia. Non siamo più nel tempo delle bucoliche: i poeti bucolici sono quanto di più fuori luogo vi possa essere. La poesia deve farsi altro, diventare scultura, architettura, città, metropoli. Se poi la poesia è proiettata su altra poesia, il risultato è ancor più affascinante. D'altronde, poiesis non indica solo il produrre poesia, ma il fare artistico, plasmare la materia grezza o astratta - la luce, in questo caso - per farne qualcosa di nuovo, inedito.


Marco Nereo Rotelli, Clara Lux, Parma, 2015



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