domenica 10 gennaio 2016

"IL VECCHIO CHE SOGNAVA I LEONI": GREGORIO FUENTES RIVIVE NEL TEATRO DI ARGANTE STUDIO


di FRANCESCO GALLINA


Paolo Briganti


Come una bella pinta di cerveza cubana, limpida, aromatica, striata di venature dorate, dal gusto rotondo e dissetante. Serviva qualcosa di profondo e avvolgente per scaldare questi insipidi e freddi giorni parmigiani. Perché Parma non è Cuba: lapalissiano, a meno che... A meno che non si porti in scena una sceneggiatura teatrale dalle solari atmosfere cubane. La scenografia è poverissima, quasi assente, ma per rendere il tutto vivo e appassionante è sufficiente un testo scritto con sapienza, recitato da due attori di spessore e accompagnato dalle musiche di una professionista (cubana, ça va sans dire). Stiamo parlando de Il vecchio che sognava i leoni, l'ultimo gioiellino teatrale offerto alla città di Parma da Argante Studio, in collaborazione con  Scenari Armonici e Istriomania. Sul palco due docenti dell'Università degli Studi di Parma: da un lato Paolo Briganti, veterano professore  di Lettere dallo spirito giovane e brioso, dall'altro il figlio Andrea Briganti, professore di Lingua e Traduzione spagnola, e Yalica Jo, violoncellista, cantante e compositrice. Lo spettacolo, appartenente al genere del teatro narrazione, è andato in scena il 9 gennaio 2016 alla Corale Verdi, in una sala attraversata da un continuo flusso di spettatori.

Andrea Briganti e Paolo Briganti

Yalica Jo
Flusso. Ecco, flusso è la prima parola con cui descriverei l'opera, perché è soprattutto di questo che si tratta: del flusso ragionato e meditato dei ricordi che padre e figlio hanno di un viaggio realmente avvenuto. Siamo a Cuba,  intorno agli anni 2000. In Italia c'è il Secondo Governo D'Alema. L'occasione del viaggio è uno scambio universitario: un gruppo di ricercatori cubani viene accolto a Parma, mentre un gruppo di docenti parmigiani "emigra" a Cuba. A distanza di una quindicina d'anni, Paolo e Andrea ripropongono le tappe salienti di quel viaggio, fra ironia, sentimenti ed affioranti trucioli letterari. Chi conosce il professor P. Briganti ha ben presente non solo la genuina passione con cui ha insegnato per tanti anni, ma anche il suo piacere nel raccontare storie di vita vissuta nei luoghi respirati dai grandi scrittori del Novecento: memorabile la sua lezione sul viaggio a Marradi, piccola patria di Dino Campana. 

Il protagonista, in questo caso, è Hemingway, o meglio, il vecchio Santiago de Il vecchio e il mare: il vecchio che sognava i leoni, appunto. I due turisti non si lasciano sfuggire l'occasione per fare visita a quello che si pensa essere il reale vecchio che lo scrittore americano mette al centro del suo capolavoro. Un'attrazione turistica, ormai. Un ultracentenario, ma ultra quanto? Nessuno lo sa, neppure lui, il vecchio, Gregorio Fuentes, nato ad Arrecife (Canarie), vissuto nella cocente Cojimar e morto tre anni dopo l'incontro con Paolo e Andrea, nel 2002. Gregorio è rimasto orfano quand'era ancora piccolo e non sa esattamente l'anno della sua nascita (forse 1897). Quello che sa fare è pescare e raccattare quel po' di dollari che i turisti gli donano e che sono necessari per mantenere la sua numerosa famiglia.

E Manolin? Chi è il giovane ragazzo che affianca Santiago? E #busillisblog non ve lo dice, perché vi svelerebbe il pulsante cuore interpretativo di questo originale e avvincente recital che speriamo venga riproposto in futuro. Una performance fatta, si potrebbe dire, di sole parole e musica. Ma le parole sono come il marlin che si lascia catturare dal vecchio: rare, preziose e sgargianti. Bastano loro per creare tutto il resto. Meglio che si lascino catturare da chi ha la maestria di plasmarle a regola d'arte. Le parole non meritano i pescicani: Argante Studio lo sa. 

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