venerdì 23 ottobre 2015

CLET ABRAHAM A PARMA E LA CRITICA DELLA RAGION SEGNALETICA



di FRANCESCO GALLINA








Parma, Strada Benedetto Cairoli



Dà ai cartelli stradali ciò di cui sono privi: l'umanità. Attribuisce loro una nuova semantica, che stimola lo sguardo e l'immaginazione di chi attraversa vie, strade e vicoli di alcune delle più belle città europee e italiane. Fra queste, anche Parma.
Si chiama Clet Abraham, artista di origini francesi, ma da venticinque anni attivissimo in Italia. Delizia del viandante e croce della Polizia, Abraham agisce di notte antropomorfizzando i cartelli stradali, modificando o aggiungendo tratti ironici che suscitano spesso il riso o - perché no - la riflessione. Alcuni sono geniali chicche in perfetto street style, altri calembour o semplici divertissement fatti di segni. Una forma comunicativa efficace, sintetica e diretta, che arricchisce scorci stradali spesso inediti: non solo davanti alla Tour Eiffel, ma anche nella sconosciuta via XXII Luglio a Parma.



Parma, via XXII Luglio 
L'attività dello street artist ha un doppio obiettivo: introdurre una scintilla artistica su una superficie apparentemente inadatta ad essere sfruttata artisticamente, e rendere straniante la funzione del cartello stradale. La segnaletica diventa filtro attraverso cui convogliare nuovi significati. 
Il cartello stradale è utile, ma non sempre. Anzi, talvolta risulta essere elemento estraneo, alieno, che, se da un lato informa, dall'altro è piantato in punti talmente scomodi (e sacrileghi) da danneggiare o irritare visione, contemplazione o panoramica su monumenti o edifici di interesse storico-artistico. Quante volte ci siamo contorti con la macchina fotografica per evitare che nello schermo entrasse quell'invadente cartello piazzato nel punto meno idoneo possibile?


Parma, Via XXII Luglio
C'è poi l'aspetto più filosofico, ma non per questo meno rilevante: il cartello stradale è il simbolo dell'autorità comunale, provinciale, regionale o - generalmente - statale. Il cartello è il correlativo oggettivo della legge. Toccare le regole che vengono dall'alto è, dopotutto, un atto di protesta: la legge non viene stravolta, annientata o cancellata, ma decorata e umanizzata. Un freddo pezzo di metallo può essere rivitalizzato da un colorato e tutt'altro che banale intervento urbano artistico. Dopotutto, quello di Abraham è un tentativo ben riuscito di apportare un atto di sana libertà creativa su quelli che sarebbero simboli inviolabili. 

Abraham non rimuove né danneggia i cartelli, ma quelli da lui prodotti e applicati sono stickers che potrebbero essere eliminati. Nel 2014, a Parma, non mancarono sterili polemiche: l'artista dipinge o imbratta? E nemmeno la tanto abusata domanda nel campo in cui Abraham lavora: ma la street art è vera arte? Non vorremo mica paragonare questa roba alla Cappella Sistina? Per non parlare del codice stradale e dei possibili pericoli che tali interventi causerebbero al popolo della strada. Non lo neghiamo: le mani dell'artista vanno a toccare qualcosa che appartiene al bene comune, alla comunità, e che per questo dovrebbe essere rispettato, pena la bacchettata delle Forze dell'Ordine. 
Tutto vero. Ma non sarebbe street art.


Parma, Piazza Garibaldi 
In una città bigia e cadaverica come Parma appoggiamo il lavoro svolto dal nostro Clet, che ha agito, fra l'altro, in punti talmente centrali della città che, vedervi passare auto, è impresa titanica. Vero anche che Parma è chic, eco, finto-vintage, bio e smart. E che c'è Correggio e Parmigianino che valgono molto di più. Ma è anche una città morta e chiusa a riccio, dove gli imbrattatori - quelli veri - macchiano con le loro scritte ciò che più di tutto il nostro street artist difende: le opere d'arte. Pensiamo al Palazzetto Eucherio Sanvitale e al Tempietto d'Arcadia stuprati dai vandali nel Parco Ducale. E, allora, noi di #busillisblog ci auguriamo di vedere nuove creazioni: di buchi lerci e squallidi da galvanizzare, a Parma, ce ne sono fin troppi. Basta poco: un divieto di transito crocifisso o un pacman che divora un divieto di accesso. 

In centro, poi, non serve un cartello modificato per morire. Basta una coltellata. Non serve un cartello modificato per deturpare i viali. Bastano i mefitici sacchi della spazzatura esposti per la differenziata in mezzo alle strade. Ma quella è tutta un'altra storia. O forse no.


Segnaletica all'Isola d'Elba.



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