lunedì 5 ottobre 2015

QUANDO LEOPARDI PROFETIZZÒ GLI EMOTICON



di FRANCESCO GALLINA






La scrittura dev'essere scrittura e non algebra; deve rappresentar le parole coi segni convenuti, e l'esprimere e il suscitare le idee e i sentimenti, è ufficio delle parole così rappresentate. Che è questo ingombro di lineette, di puntini, di spazietti, che so io? Sto a vedere che torna alla moda la scrittura geroglifica, e i sentimenti e le idee non si vogliono più scrivere ma rappresentare, e non sapendo significare le cose colle parole, le vorremo dipingere o significare con segni, come fanno i cinesi la cui scrittura non rappresenta le parole, ma le cose e le idee.


Vuoi vedere che... Leopardi mi profetizza la nascita degli emoticon?
Rileggevo lo Zibaldone, quando alla sezione 976 mi capita di leggere questo pensiero.
Che poi che cosa sono emoticon ed emoji se non geroglifici, pittogrammi preconfezionati per compensare in un'immagine uno stato d'animo? Un po' come i segnali stradali, solo che i segnali stradali sono senza vita. Stendendo un velo pietoso sull'uso della punteggiatura nella messaggistica chat e sms, dove si assiste ad una reductium ad duo che vede soli protagonisti il punto e la virgola (non sia mai il punto e virgola!), è interessante come l'emoticon si sia evoluto in emoji e l'emoji in adesivi (minions, omini, Simpson, animali e vegetali antropomorfizzati).
Che senso ha più dire io sono felice? Meglio un pollice in su o un bel faccione sorridente.
Gli emoticon, allora, in un'Italia ad alto tasso di analfabetismo funzionale e incapacità scrittoria, sono elevati a etichette universali, oggetti concreti di abuso e non decorazioni da aggiungere qua e là per mettere in evidenza un'emozione. Da un lato sono linguisticamente economici, dall'altro facili e diretti. E soprattutto diventano, talora, utilissimi specificatori. Dire "ma vai a cagare" e "ma vai a cagare ;)" sono paradigmi molto diversi. Non lo saprei se io stesso non ne usufruissi. Lo faccio con moderazione, ma lo faccio.

E mi chiedo se non stiamo tornando al tempo degli egizi, o più indietro ancora. Mi domando se non basta più un emoticon, ma eserciti di emoji, cuoricini dai colori diversi per dire ti amo: perché allora l'economia dell'emoticon/emoji non sta più in piedi. E allora il discorso diventa solo dimostrazione di un analfabetismo celato o indolenza dello scrivente che può risultare insopportabile e snervante. Le chat non sono tesi, è vero, ma l'esubero e abuso di emoticon può davvero avvicinarsi a vuoto linguaggio matematico che da significato passa a semplicistico e banale significante. Non è che poi gli emoticon attribuiscono uno statuto ontologico esagerato alle emozioni? Allora, forse, sono meglio gli adesivi, ma non mi riconosco né in un minion che sbatte gli occhi per dire "non ti capisco", né in Snoopy steso sul tettuccio della sua cuccia per dire "sono stanco". Non farei prima a scrivere "non ti capisco" e "sono stanco"? O forse usiamo gli adesivi per trasmettere un'adolescenza perduta, un'infanzia che più non ci appartiene? Che gli adesivi siano uno strascico di peterpanismo che si riflette nella lingua scritta? O un intralcio discorsivo? Eppure, se vogliamo, il proliferare di emoji dimostra quanto le tanto osannate emozioni siano inclassificabili, diverse, sfaccettate, come dire... Inside Out allora non ha molto senso.

E vuoi vedere che... c'è un filo rosso che accomuna Leopardi e Scott Falham? Chi è Scott Falham? L'informatico inventore degli emoticon. Non so perché gli sia saltato in testa. Ne parla nel 1982, inviando un messaggio ad una bacheca elettronica della Carnegie Mellon. Agli inizi erano solo

-) e -(

poi si sono aggiunti gli occhi/due punti

:-) :-(

Il gioco era fatto. Era sufficiente che nascesse Facebook perché l'emoticon subisse la sua naturale evoluzione e acquisisse pari dignità accanto alle lettere e ai segni di punteggiatura, lui stesso partorito - in un primo momento - dai segni di punteggiatura.
Ecco allora una cattiva educazione interpuntistica, che non solo innalza a unici paladini il punto e la virgola, ma (s)valorizza i puntini di sospensione - da tre a 10 e più - e seppellisce il trattino e il punto e virgola, questo sconosciuto.

Non ci resta che sperare nella buona azione didattica dei docenti di italiano. Per non crescere emoti-boys/girls, ma esseri pensanti e indipendenti da robotici prolungamenti (più di 700 codificati da Unicode) di una lingua che vuole apparire sempre più ricca, ma è sempre più povera e scarna. :/

Ops...

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