lunedì 13 luglio 2015

SREBRENICA, OVVERO DEI GENOCIDI IGNORATI


di FRANCESCO GALLINA



In questi anni, l'ICMP (International Commission of Missing Persons)
 ha identificato quasi 6500 cadaveri gettati nelle fosse comuni di Srebrenica.



Il genocidio degli Herero e dei Nama.
Il genocidio armeno.
Il genocidio cambogiano.
Il genocidio di Timor Est.
Il genocidio in Rwanda.
Il genocidio in Bosnia.

Nella scuola italiana questi genocidi non si studiano. Eppure sono genocidi. Non omicidi.
Moralmente, omicidio e genocidio potrebbero essere sullo stesso piano, perché uccidere è atto barbaro che si tratti di uno o cento soggetti. Ma, ideologicamente parlando, il genocidio supera l'omicidio per ferocia e, soprattutto, obiettivi.
Il giurista ebreo Lemkin nell'opera Axis Rule in Occupied Europe definisce così genocidio:


Per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale:
(a) uccisione di membri del gruppo;
(b) lesioni gravi all'integrità fisica o mentale di membri del gruppo;
(c) il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale;
(d) misure miranti a impedire nascite all'interno del gruppo;
(e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro.

Siamo tutti d'accordo che la vita di un musulmano bosniaco è uguale a quella di un ebreo gassato nei campi di sterminio. Eppure, i programmi scolastici, molti corsi universitari e, in generale, la storiografia, quando si parla di '900, si focalizzano tutti sulla Shoah, argomento tanto trattato quanto, talora, banalizzato. Così che è facile imbattersi in discorsi che confondono, ad esempio, il concetto di campo di sterminio con quello di campo di concentramento. Più che giusto ricordare il calvario ebraico. Meno corretto deontologicamente è far passare l'idea che i soli "cattivi" del secolo XXI siano stati i nazisti. Se però beccate per la strada un liceale qualunque, vi risponderà così. La colpa non è sua. Si tratta di stereotipi scolastici, che si riversano sulle stesse letture e film da oltre cinquant'anni a questa parte.
Se non ci fosse stato un po' di polverone attorno alle parole di Papa Francesco sul genocidio armeno, non si saprebbe neanche chi o cosa sono gli armeni.
Il putiferio greco, invece, ha eclissato completamente quelle poche notizie passate in TV sull'anniversario del massacro di Srebrenica, compiuto dalle squadre serbe a metà luglio del 1995. Allora, avevo tre anni.

Si calcolano circa 10.000 vittime di uomini, donne e bambini musulmani trucidati dall'esercito nazionalista serbo di Mladic e Raznatovic. Senza contare gli stupri sistematici e gli ingravidamenti calcolati perché le donne musulmane partorissero figli di seme serbo: il marchio della vergogna. Gravissimo comportamento, poi, quello assunto dai militari olandesi ONU, che non poterono o, peggio ancora, non vollero intervenire. Questo blog non è Wikipedia, quindi scordatevi che vi narri la storia o mo' di filastrocca, quanto semmai mi piacerebbe proporre possibili idee. Una ottima, a mio avviso, sarebbe leggere il commovente racconto del massacro che  Paolo Rumiz fa in un articolo d'archivio pubblicato sulla "Repubblica": http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2005/07/09/cronaca-di-un-massacro-che-nessuno-vuol.html.
Un'idea ancor più bella sarebbe che i docenti delle scuole superiori (almeno, quelli che non l'hanno mai fatto) iniziassero a staccarsi per una volta dalla storiella di Hitler e dei nazisti dipinti come mostri inarrivabili, ampliando il loro sguardo su altre atrocità non meno impressionanti - alcune inimmaginabili in Asia, ad esempio - nascoste come la polvere sotto il tappeto.
Alzare i tappeti è salubre. Portare allo scoperto la vecchia polvere è coraggioso.



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