Ho assistito ad una scena d'amore. Amore per l'arte, amore vero, come quello di una buona madre verso suo figlio. Una donna sulla settantina spinge sulla carrozzina il marito, di qualche anno più anziano. Contemplano i quadri come solo gli esperti sanno fare, forse sono collezionisti, forse semplici amanti del bello. Ad un certo punto, davanti a un magistrale Canal Grande, lei gli sussurra: "Se vuoi te lo compro".
A cento anni dalla sua morte, Milano celebra uno dei più rilevanti avanguardisti italiani del primo-novecento con una mostra che raccoglie alcuni dei suoi più celebri capolavori.
Palazzo Reale ospita dal 23 marzo al 10 luglio 2016 Boccioni 100, mostra realizzata con la collaborazione di Electa, Biblioteca Civica di Verona, Soprintendenza del Castello Sforzesco e Opificio delle Pietre Dure di Firenze. La scadenza del centenario coincide inaspettatamente con il ritrovamento negli archivi della Biblioteca Civica veronese di un notevole nucleo di documenti inediti che inaugurano nuovi approcci critici all'opera di Boccioni, come la Rassegna stampa futurista raccolta con l'aiuto di Filippo Tommaso Marinetti e l'Atlante di immagini, che permettono di comprendere al meglio le complesse fasi di elaborazione artistica. Predominano le opere boccioniane, ma non si tralasciano quelle di altri artisti con cui Boccioni si relazionò prima e dopo la svolta futurista. Molto diversi gli stili e i registri tematico-espressivi: dal ritratto al disegno fino alle realizzazioni plastiche e pittoriche.
Si inizia con un pastello risalente agli anni delle Biennali veneziane (1905-1907), La nonna, in cui si percepiscono le influenze di Richard Miller e di Giacomo Balla, del quale possiamo ammirare una testa della Madre. La permanenza in Francia e in Russia immergono l'artista a contatto con la pittura post-impressionista e con certa ritrattistica fiamminga: importanti risultati, a tal proposito, sono i ritratti di Virgilio Bocchi e del cavalier Giuseppe Tramello. Seguono alcuni capolavori del divisionismo simbolista di Fornara, Previati e Segantini, del quale è esposto un fiammeggiante Cavallo al galoppo. Risalente al periodo veneziano è l'Autoritratto, l'acquaforte Giudecca e la splendida veduta del Canal Grande di cui abbiamo parlato all'inizio. Poco più tardi (1908-10) Boccioni abbraccia appieno il movimento simbolista italiano e nordico con Il sogno-Paolo e Francesca e Il Lutto.
Gaetano Previati, Il carro del sole, 1900, particolare |
Passando attraverso Le tre donne e Ritratto di bimbo si giunge alle ultime sale, che ospitano il Boccioni più famoso, quello futurista, in linea diretta con il cubismo di Picasso (basti osservare Figura) i concetti elaborati da Marinetti nei suoi molteplici Manifesti. Boccioni fa della scomposizione dell'immagine e del dinamismo plastico il perno della propria poetica pittorica e scultorea. Il fine è quello di porre lo spettatore al centro del dipinto, immergerlo nelle forme. Antigrazioso, Sviluppo di una bottiglia nello spazio, Forme uniche della continuità nello spazio sono solo alcuni delle opere che si possono ammirare, surclassate di certo per bellezza dal capolavoro che rende prassi il concetto futurista di "simultaneità d'ambiente" e "moto assoluto", Materia: non più una figura sul fondo, ma un "blocco plastico", risultato di masse muscolari addizionate. I piani angolati scomposti portano al cubismo, il taglio delle mani è futurista, espressionista lo zoom sulle mani intrecciate.
L'aver saputo sempre rinnovarsi rende Boccioni uno dei pennelli più interessanti del primo Novecento italiano, fino al retro delle monete da 20 cent. Ma in quanti, oggi, alla cassa del supermarket, in banca o in posta, sanno che è aerodinamica ante litteram? Quanti si chiederanno perché proprio Boccioni? Di una cosa siamo certi: quelle forme curve, convesse e concave avanzano, libere.
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