lunedì 13 giugno 2016

SUL MEIN KAMPF E SULLA (NEO)CENSURA



di FRANCESCO GALLINA






Deve restituire l’Alsazia e la Lorena alla Francia. Parte della Slesia, della Posnania e della Pomerania devono essere cedute al nuovo Stato di Polonia. La città di Danzica è scorporata dalla Prussia orientale ed è proclamata città libera. Non basta. La Germania, gravemente sconfitta nella Prima Guerra Mondiale, deve abolire la coscrizione obbligatoria, limitare gli effettivi dell’esercito a 100000 unità, rinunciare alla flotta, militarizzare l’intera fascia del Reno presidiata per 15 anni da truppe francesi, inglesi e belghe. Nel 1923 perde anche la Rhur, bacino carbonifero e siderurgico di primo livello. Una violentissima inflazione comporta la svalutazione del marco. Sono solo 132 i miliardi di marchi che la Germania deve versare agli Stati vincitori della Prima Guerra Mondiale. Il Piano Dawes prevede un sistema a catena per cui dagli USA partono finanziamenti alla Germania perché la Germania ripari a Francia, UK e Italia, i quali pagherebbero così gli interessi e i debiti agli USA. C'è un solo piccolo problema: gli USA sono micidiali e non solo impassibili, ma elevano anche i dazi. La Germania è al collasso totale. Nel 1932 i disoccupati sono 6 milioni. Il pane costa come i diamanti.

Hitler e il Mein Kampf saltano fuori da questo contesto. Contesto in cui, fra l'altro, fior fiore di scienziati appoggiavano da ormai un secolo assurde teorie antisemite, che sono assurde oggi, ma non al tempo. In tempo di positivismo, quel che dice la scienza si accoglie come parola divina.

L'iniziativa del "Giornale" ha scatenato una bufera, ma prima di tutto giudizi storici errati e farneticanti. Prima regola dello storico: non si giudica mai il passato con gli occhi del presente. Seconda cosa: scordatevi che sia stato Hitler la causa della Seconda Guerra Mondiale e dell'orrore antisemita. La causa della Guerra sono stati i folli Trattati di Versailles, più nazisti di qualsiasi nazista. 

Non possiamo giudicare la storia, ma solo la storiografia. Quello che è accaduto non è opera di Hitler, ma di una Germania stremata che ha dato retta a Hitler. Il nazismo è un marchingegno oliato da milioni di uomini che hanno dato fiducia ad un altro uomo più deciso di loro, che ha preso in mano una situazione disastrosa promettendo la Felicità. Col risultato che quella Felicità non era altro che il preludio alla Morte. Uomini che hanno sbagliato. E nell'errore c'era anche l'eliminazione dei libri e delle opere d'arte considerate degenerate. 

Al di là dei fini con cui "Il Giornale" ha operato, chi nega la lettura di un libro non è certo dalla parte del giusto. Una persona istruita e libera sa distinguere il bene dal male e può affrontare criticamente qualunque testo. La pubblicazione di un libro, qualunque esso sia, è un atto di democrazia e di fede nell'intelligenza dell'uomo. Il problema non è Hitler, sono coloro che - oggi - possono dargli retta. Ma quello non è un problema di Hitler, è un problema degli imbecilli. Un po' come leggere i libri di Lombroso e temere che chi li legge impari che i meridionali siano affetti da naturale cretinismo. Cretino sarà solo chi ci crederà, non chi avrà letto un trattato di Lombroso.




Nessun commento:

Posta un commento