di FRANCESCO GALLINA
Incandescente, aggressiva, violenta e deformante. La poesia di Clemente Rebora, voce acuta del vocianismo primo-novecentesco, fa dell'espressionismo un cavallo di battaglia, unito alla forma frammentaria, centrifuga, disgregata, come disgreganti è annichilenti sono gli effetti devastanti della guerra. Dall'intensa nuvolaglia, contenuta nella raccolta Frammenti del 1913 sembra anticipare l'angoscia delle successive liriche scritte da Rebora sul fronte di guerra, che ha da venire. Nei primi quattro versi assonanzati i suoni aspri in rima sono rafforzati dall’allitterazione, il ritmo è incalzante, tutto volto a trasmettere l’impetuosità del turbine, che si placa entro il perimetro urbano. Quello descritto non è un ordigno, ma il temporale che si scaglia su una città impassibile, priva di energia, che non oppone alcuna resistenza. L'ansia e il tormento prevalgono e tutto corrodono. Per questo, nella consueta rubrica poetica del sabato, #busillisblog accosta la lirica di Rebora a un'opera della contemporanea Linda Toigo, che destruttura in frammenti la forma del libro per mezzo del fuoco di un fiammifero.
[DALL'INTENSA NUVOLAGLIA]
IN FRAMMENTI (1913) DI CLEMENTE REBORA
Dall’intensa nuvolaglia
giù – brunita la corazza,
con guizzi di lucido giallo,
con suono che scoppia e si scaglia –
piomba il turbine e scorrazza
sul vento proteso a cavallo
campi e ville, e dà battaglia;
ma quand’urta una città
si scardina in ogni maglia,
s’inombra come un’occhiaia,
e guizzi e suono e vento
tramuta in ansietà
d’affollate faccende in tormento:
e senza combattere ammazza.
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