martedì 8 settembre 2015

JOHNNY DEPP E IL CANONE DI POLICLETO



di FRANCESCO GALLINA
 
 
 
Johnny Depp sbarca a Venezia 72 ingrassato, goffo, trascurato, con i denti giallastri. Fuori forma. Che poi: che cos'è la forma? Che diamine di importanza può avere?
Quindi Busillis si dà al gossip? Ma anche no, però sfrutta la stupida lotta fra sfottitori e miopi fan  deppiane per trarne una riflessione su che cos'è il bello, il cinema, e il bello nel cinema. Il cinema, cioè, ha sempre creato dei canoni di bellezza e, come sappiamo, i canoni sono indistruttibili e plasmano stereotipi impassibili nel tempo. 
 
Nel 2015 la donna che incanta è ancora la bionda, occhi brillanti; è Sharon Stone che accavalla le gambe con fare seducente in Basic Instinct: la donna bionda, proprio come la Beatrice di Dante e la Laura di Petrarca o, per fare un esempio evidenti a tutti, la Madonna. Che poi non l'ha mai vista nessuno la Madonna, e se è per questo nemmeno Gesù (tranne apostoli e alcuni giudei), eppure la Madonna è bella, bionda, persino attraente e Gesù un macho bianco coi pettorali sanguinanti. A nessuno è venuto in mente che potrebbe essere più simile a uno di quei siriani che stanno arrivando a frotte in Europa in questi giorni. Dunque, non bianco ariano, quasi tedesco. Sono canoni, appunto.
 
Depp, per un motivo o per un altro, s'è fatto più o meno consapevolmente paladino di un canone di bellezza che si può riassumere con una sola parola: perfezione. Che sappiamo non esistere, ma Depp è figo e io no, e magari so' più bello de lui, ma le ragazze, sur red carpet, me tirerebbero su la capoccia li pomodori. Il cinema, soprattutto certo cinema hollywoodiano e blasonato, diventa allora esponente di un canone di bellezza eterea ed eterna, partorendo miti incrollabili, che neanche il Medioevo.
Perché io devo ingrassare e Depp no? Perché dovrei avere solo io il potere di imbruttire? Depp è per caso un angelo sceso dal cielo? Se sì, la cosa mi è sfuggita. Depp è pur sempre frutto di un'industria di scultori che affonda le proprie radici nella Grecia di Policleto. Il suo famosissimo canone si fonda su tutto ciò che Nietzsche più odiava: apollineo, equilibrio, proporzione, luce, simmetria. I registi di oggi sono gli scultori canonizzanti 2.0, gente che ragiona per moduli preconcetti, prefissati, secolari. E che deve eccitare gli ormoni del maschio e della femmina (e non solo).
 
Non c'è da stupirsi che le fan si sgolino cercando disperatamente quel po' di bello che Depp non ha più, o non ha ora. E quindi? Davvero è ingrassato per interpretare un ruolo o è semplicemente brutto? Brutto rispetto al canone, intendo. Perché per il resto Depp è un comune - per di più mortale, pensate un po' - cinquantenne a cui il tempo non lascia scampo. E il bello è una cosa, la perfezione è un'altra: i suoi ammiratori/ammiratrici vanno alla ricerca di quest'ultima. Si ostinano a vedere oro dove non c'è, moderni e folli alchimisti perditempo.
Cosa dire davanti a tanto scalpore? Niente, lasciar correre e goderci ancora un attore che, non so per quale bizzarra ragione, ha quasi sempre recitato truccato, truccatissimo, anche in Black Mass: un modo come un altro per amplificare le distanze fra il vero e il falso, fra l'attore Depp e il personaggio interpretato. Ma è come parlare al vento: per i suoi fan, Depp resterà sempre il ragazzino di Nightmare, anche quando ne avrà cento. Che non si sa manco se ci arriverà (glielo auguriamo), ma ci deve arrivare per forza, sennò che simbolo di perfezione è? Ma poi, fosse Jude Law! Ah no, a quello gli fanno fare il Papa. E il papa dev'essere bello. Sennò che Papa è?
Intanto, io, di nascosto, tifo per gli attori brutti, quelli fuori dai canoni. Letteralmente.

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