di FRANCESCO GALLINA
Savignano sul Rubicone è sinonimo di alea iacta est. Si trova scritto anche in apertura di menù in alcuni ristoranti. Aleggiano gli alea, a Savignano, e con essi una ventata di nostalgia cesariana 2.0 attorno al piccolo fondamentale oggetto di culto: il ponte romano. Non fosse che il ponte odierno non può corrispondere agli antichi ponti di legno di epoca repubblicana, eretti solo in seguito con l’uso della pietra. Per non parlare dell'uso che del marmo è stato fatto in epoca malatestiana e del tragico bombardamento durante la Seconda Guerra Mondiale, che ha ridotto quasi tutto in macerie. Sospinto dal solo immaginario popolare, il turista sprovveduto si fermerebbe qui, e magari proseguirebbe a San Mauro Pascoli per visitare la casa natale del poeta (ve ne parleremo prossimamente).
Eppure, di ben più notevole importanza e pregnanza storico-letteraria è la Rubiconia Accademia dei Filopatridi, nella cui Aula Magna si è celebrata il 10 aprile 2016 la cerimonia di premiazione del XX Premio Nazionale di Poesia Edgardo Cantone, istituito dal Lions Club savignonese, in cui ho avuto l'onore di ricevere il primo premio, consistente in un gradito assegno di €500, prelibato pranzo a base di pesce, targa, stemma del Club e medaglia Expo. Ma, bando agli autoelogi, si vuole porgere un ringraziamento speciale alle autorità civili presenti in sala, in primis il sindaco Filippo Giovannini, e alla prestigiosa giuria composta dal presidente Lions Mario Cantelli e dai professori Bruno Bartoletti (presidente di giuria), Marina Bellavista, Itala Cantone, Narda, Fattori, Annalisa Teodoran e Luciana Trombetta. Sul podio, insieme a me, Alessia Iuliano, Giulia Bravi e Alessandra Fichera.
Che cos'è l'Accademia dei Filopatridi? Nata sulle prolifiche ceneri della seicentesca Accademia degli Incolti, viene riformata nel 1801 da Giulio Perticari, Girolamo Amati e Bartolomeo Borghesi che fanno dell'Accademia un giaciglio arcadico, dotandosi di nomi tipici della Grecia classica e definendosi pemeni, cioè pastori dell'Arcadia amanti della patria (filopatridi, appunto). L'effervescenza degli studi è tale che Byron non esiterà a definire Savignano l'Atene di Romagna. Nel 1869 Giosue Carducci riceve l’incarico di riformare gli Statuti dell’Accademia, mettendo fine alle ormai decadute atmosfere pseudobucoliche dell'Arcadia primottocentesca, assumendo l'incarico di Presidente e (ri)battezzando l'istituzione in Rubiconia Accademia dei Filopatridi. Fra '800 e '900 molteplici sono stati gli intellettuali di grande levatura che hanno popolato e vitalizzato l'Accademia: dallo storico Theodor Mommsen a Gioacchino Rossini, dal grandissimo storico della letteratura Francesco De Sanctis all'antropologo Paolo Mantegazza fino ai poeti Vincenzo Monti, Giovanni Pascoli e Marino Moretti. Ancora oggi proseguono gli studi sul ricchissimo patrimonio di codici, stampe e autografi che popolano la Biblioteca e dal 1960 si è dato inizio alla pubblicazione dei QUADERNI, che informano annualmente la comunità scientifica delle ricerche portate a termine.
Una location (non ce ne voglia il purista Perticari!) veramente azzeccata, che #busillisblog ha intenzione di visitare con più attenzione e, chissà, magari condurvi qualche indagine, magari sulla chicca della biblioteca, i Promessi Sposi del 1840 di Radaelli, illustrato da Gonin e stampato in mille esemplari donati in omaggio da Manzoni ai suoi amici. Perché come i Lions insegnano, la cultura è dono prezioso.
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