giovedì 21 aprile 2016

LA TIM E L'OSSESSIONE DEL NUOVO



di FRANCESCO GALLINA



La resurrezione di Lazzaro, Basilica di Sant'Apollinare Nuovo, Ravenna

Cos'è che ci stupisce di più delle nuove tecnologie? 
Le incredibili possibilità che ci offrono?
Il fatto che ciò che oggi è nuovo domani è già passato?
Ogni giorno c'è una novità da provare, 
ecco perché c'è TIM NEXT, per essere sempre avanti.



La Tim, negli ultimi mesi, sta facendo rimpiangere gli spot con De Sica e Belen, che almeno mostravano culi per aria e insulse battute, ma almeno i culi e le battute erano innocenti. Dall'inizio del 2016, cioè da quando si è riformata, la TIM sta lanciando messaggi che dire dannosi è dir poco. 

#busillisblog si era dedicato al pericoloso contenuto insito nello spot di gennaio/febbraio, in cui Pif elogiava la libertà di non scegliere, cioè la non libertà. La lauda dell'inettitudine, insomma, a cui dedicai alcune riflessioni reperibili qui: http://busillisblog.blogspot.it/2016/02/tim-e-la-liberta-di-non-dover-scegliere_90.html.


L'ultimo spot è certamente meno pericoloso del primo, ma risulta estremamente irritante. Analizziamolo insieme. Si dice che le nuove tecnologie offrono incredibili possibilità. Niente di nuovo, altrimenti lo stesso #busillisblog non esisterebbe. Quel che turba è che si ammette spudoratamente e senza cognizione che la tecnologia è talmente potente da rendere vecchio, passato, avariato quel che ancora esiste, perché è stato inventato ieri, ma il nuovo di domani lo soppianta rendendolo morto e irrecuperabile. Essere sempre avanti. Che non è una gioiosa apertura al futuro, perché se così fosse darebbe al presente e al passato un suo senso, dato che non esistiamo che i relazione al passato, al presente e al futuro. C'era arrivato Agostino un po' di tempo fa, ma Agostino è vecchio e, aderendo alla logica della TIM, non solo Agostino, ma la storia intera deve essere obliterata. Essere sempre avanti implica allora solo angoscia, perché evidentemente diventa una gara per la sopravvivenza. Chi guarda indietro non è degno di essere, perché non è nuovo. 



Ma che cos'è il Nuovo? Uno dei deliri del nostro tempo, che abbiamo sublimato a partire dal secolo delle grandi Rivoluzioni, quella Francese in primis, ce lo siamo portati in Italia nel lungo Sessantotto e ce lo ritroviamo in questi ultimi anni, ad esempio, nel Movimento Cinque Stelle, che nasce per essere nuovo per il solo fatto che usa abilmente l'arma del Web ma, osservando con occhio critico, è vecchio come tutti gli altri. Anzi, identificandosi col Web, è come il Web: confuso. 

Qual è allora l'errore sommo? Confondere - anzi, peggio! - convincersi che il nuovo sia necessariamente l'Altro. Come quando in una coppia un partner rompe il rapporto perché è convinto di trovare l'Eldorado andando con un altro/a. Potrebbe darsi, certo, ma se è solo per gioco l'insoddisfazione non tarderà ad arrivare. E qui casca l'asino. 

In altri termini, con la teoria del Nuovo si mira a tappare le mancanze soffocando il motore del desiderio, non fornendo la possibilità al vecchio di rinnovarsi, di rinascere, di risorgere. La novità non dev'essere cercata a tutti i costi nell'Altro, ma nello Stesso. Invece di abbattere il vecchio relegandolo in uno scantinato, bisognerebbe cercare di trasformarlo in qualcosa di nuovo. Un riciclo intelligente. Non vale solo per il cellulare. Vale soprattutto per gli esseri umani. Sostituirli genera tanta felicità, ma dura qualche istante, per trasformarsi istericamente in malcontento, se non nevrosi. L'idea che passa è che è nuovo chi ha il nuovo. Il vecchio è associato immediatamente alla preistoria: lo spot, infatti, sovrappone il concetto di passato all'immagine dei dinosauri. Ed è una forma blanda di razzismo. Blanda, ma non troppo.


La Tim diffonde il verbo della dea Novità, ma non dice che è solo un'ingenua illusione. Un po' come i francesi, che ghigliottinarono il re per raggiungere l'agognatissimo Nuovo, ma nel Nuovo c'era anche Robespierre. Chi conosce la storia, sa come andò a finire. I rottamatori sono solo fuffa.

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